L'Eco di Basilicata

E’ storia di l’altro ieri. Sembrano passati molto più dei trentatrè anni dalla prematura scomparsa di Antonio Guarasci (1918-1974), primo Presidente della Regione Calabria: sembra passato un secolo, ed in questo lasso di tempo la Calabria -lasciatemelo dire con rabbia e sconforto- sembra essere precipitata all’indietro!

Certo che abitiamo in un Paese dalle mille sfumature! Scrivo quest’articolo durante una domenica di ottobre: a dispetto del calendario (è il ventuno) la temperatura è del tutto invernale, piove, tira vento, addirittura nevica. Ma un altro clima è a dir poco rovente: è quello politico che da noi non conosce stagioni o periodi climatici. E’ sempre tale.

Da qualche giorno io ed un’intera generazione di 30/40enni siamo stai etichettati con il singolare epiteto di “bamboccioni”, ovvero persone sciocche, prive di personalità, eccessivamente disponibili e manovrabili; individui adulti ma ingenui che nel carattere e nel modo di ragionare mantengono la semplicità e l’infantilismo proprio dei bambini. Termine che deriva da “bambo”, cioè “fantoccio”… Uno scherzo di cattivo gusto da parte del solito buontempone di turno che nulla ha da pensare se non offendere suoi coetanei dall’alto della sua prigione dorata? Magari!

L’argomento l’avevo sfiorato già altre volte. Quel nome l’avevo scritto qualche puntata addietro. Mi ero già schierato pubblicamente a difendere l’azione di un Magdi Allam o del giovanissimo Roberto Saviano: figuriamoci in questo caso, quando in ballo c’è la stessa sopravvivenza dello “Stato di Diritto” in Calabria, “terra metà paradiso, metà inferno” di cui narro -amorevolmente- le vicende quotidiane. Ora “qualcuno” lancia a giornalisti, intellettuali e cultori di Calabria un assist così invitante che sarebbe grave non raccogliere.

“Quando sono arrivata a Cogne, il 2 febbraio del 2002, già si intuiva che la permanenza in Valle D’Aosta non sarebbe durata pochi giorni e che il giallo della morte di Samuele non avrebbe avuto un rapido epilogo. Non era immaginabile, però, che questa vicenda potesse richiedere un’attenzione costante per oltre cinque anni, che diventasse un caso unico, capace di rinnovarsi -di volta in volta- di fronte a nuovi interrogativi, a nuovi bivi che hanno diviso l’opinione pubblica, alimentato dubbi, imposto la ricerca di nuove interviste e sempre nuove risposte”.

Luciano Corradini, Giampiero Mughini, Giancarlo Zizola, Michele Borrelli, Piergiorgio Odifreddi, Luciano De Crescenzo, Marcello Veneziani, Raffaele La Capria, Silvana Giacobini, Gaetano Cappelli, Giovanni Scapagnini, Ilaria Cavo, Nuccio Ordine, Giulio Giorello, Daniele Grespan e Paola Saluzzi. Li leggo tutti d’un fiato: sono i nomi che hanno dato lustro alla rassegna che ho fortemente voluto ideare, promuovere, organizzare e moderare. Nomi ben noti al grande pubblico giornalistico e televisivo nazionale per la qualità delle loro pubblicazioni e la forte presenza mediatica che li caratterizza.

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