Apollinea - Castrovillari (CS)

Ho incontrato Mimmo Sancineto appena qualche giorno addietro qui a Praia a Mare, durante uno dei suoi consueti appuntamenti con le librerie della zona. Pensavo, sinceramente che, dopo la “crisi” dell’autunno del 2013, le “condizioni di salute” del suo “sogno chiamato Apollinea” si fossero stabilizzate, tanto per usare termini medico-sanitari così in voga in questi cupi giorni dominati dallo spettro del “Coronavirus”. Ed invece la sua evidente commozione -un misto di rabbia e delusione che scaturiva “en plen air” dal suo essere intellettuale sensibile- mi ha a nuovamente lasciato esterrefatto, preoccupato, impaurito. Devo molto, in termini umani, culturali e professionali a Mimmo, a “Il Coscile” e ad “Apollinea”: termini temporali -direi- che pesano tutti come questi ventisei anni e mezzo di giornalismo ambientalista e paesaggista -culturale in senso lato- che mostrano tutti il loro peso specifico. Ancora una volta, dunque, è in pericolo la sopravvivenza stessa della nostra “Apollinea”!

La Calabria allo specchio

Poeti, narratori, filosofi, di ogni epoca hanno trovato nella natura la massima ispirazione per la loro arte. Da Omero ai lirici greci, dal Rinascimento al Romanticismo, la bellezza di un paesaggio, la fierezza di un animale, la grazia di un fiore, hanno alimentato storie, versi e pensieri tra i più alti che l’umanità abbia mai prodotto. Fatto sta che, sino a non molti anni addietro, gli artisti erano ancora capaci di stupirsi dinanzi al grandioso spettacolo della natura, al contrario di molti tra quelli moderni che, sopraffatti dagli artifici dell’urbanesimo, hanno finito per divenire orfani di bellezza, come la intendevano gli antichi, ossia di quell’armonia di cui la natura è espressione ineguagliabile”. Esiste ancora la bellezza in natura? Esistono ancora angoli del nostro territorio che meritano una sosta fatta di ammirazione e contemplazione? Esiste ancora la Natura così come la intendevano gli antichi? Sono domande che nascono spontanee scorrendo almeno due saggi scelti come guida per alcune riflessioni di inizio anno, che affido -le riflessioni ed i due testi…- alla bontà dei lettori di Apollinea.  

Sono di parte, inutile nasconderlo, non foss’altro per condividerne l’età: evidentemente quel settembre del 1969 ha lanciato buoni frutti sul terreno, in questo caso fatto di rilievi, cime, vette, vallate. Devo molto alla casa editrice “Il Coscile”, in termini umani, culturali e professionali: oggi, festeggiandone il 50° anniversario della nascita, non posso non ripercorrere con la memoria, viva ed attenta, i miei quasi ventidue anni di vita passati a stretto contatto con il suo ideatore e fondatore, uno di quegli intellettuali calabresi contemporanei che tengono alta la bandiera dell’impegno culturale e sociale in una terra, diciamolo francamente, difficile se non ostica, ruvida se non crespa, spesso difficile da vivere, se non impossibile in alcune sue sfaccettature. Un’avventura editoriale che spegne cinquanta candeline non è roba di poco conto in Calabria, e non solo dal punto di vista commerciale: potrei dilungarmi sui tremila anni di storia di questa terra, lodare le sue bellezze naturali, soffermarmi sull’immenso capitale umano che l’ha attraversata, ma poi finirei, inesorabilmente, per imbattermi con un presente - che tra l’altro dura da non so più quanto tempo…- spesso imbarazzante se non addirittura difficile da vivere in alcune sue caratteristiche.

L’editore milanese che amò la Calabria e il suo paesaggio

C’è stato un editore milanese che ha amato la Calabria come pochi. E’ scomparso nell’ottobre 1999: era stato critico d’arte, giornalista, scrittore, figlio di quel Giovanni Scheiwiller originario della Svizzera tedesca che fu per decenni il direttore della libreria Hoepli e fondatore, nel 1925, dell’omonima casa editrice ben presto impostasi come una delle più autorevoli nel panorama nazionale per l’elevata qualità delle sue pubblicazioni d’arte e letteratura; lo stesso nonno paterno, Giovanni Scheiwiller, era stato, a sua volta, uno dei primi collaboratori del grande Ulrico Hoepli, editore e mecenate d’altri tempi. Vanni aveva fondato, nel 1977, la “Libri Scheiwiller”, una sigla editoriale nata grazie ad un felice sodalizio con quel mecenatismo bancario teso alla valorizzazione dell’intero paesaggio italiano. Cosa aveva legato, dunque, Vanni Scheiwiller (1934-1999), il “poeta-editore” milanese, alla nostra Calabria? Proprio la numerosa attività pubblicistica che, per conto della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, permise di fare luce, con il supporto di poeti e letterati, accompagnati da affascinanti fotografie, sull’immenso patrimonio paesaggistico-culturale della penisola calabrese.

L’analisi di Aldo Maria Morace, ordinario a Sassari e presidente della Fondazione intitolata al grande intellettuale calabrese

Qualche anno orsono, nell’ottica di una valorizzazione delle culture regionali per come teorizzato da un grande studioso di localismi quale fu il critico letterario, filologo, storico della letteratura e accademico Carlo Dionisotti (1908-1998), videro la stampa venticinque volumi con le più significative pagine della narrativa calabrese: venticinque grandi autori del tessuto vivo della nostra cultura regionale, venivano ripresentati al grande pubblico per riorganizzare le fila di un discorso mai sopito sulla genesi e l’importanza della tradizione locale nella culturale nazionale. A dirigere la collana venne chiamato Aldo Maria Morace, calabrese “doc”, Ordinario di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari, nonché presidente della “Fondazione Corrado Alvaro”: l’obiettivo era quello di cogliere il senso profondo di pagine dedicate alla Calabria, rese finalmente in forma agevole, distribuite capillarmente per raggiungere il maggior numero di lettori. Ne venne fuori la “Biblioteca delle Regioni”, uno spaccato della letteratura regionale italiana, impreziosita da analisi teoriche e studi pratici che andavano ad attualizzare il grande lascito culturale su cui il regionalismo contemporaneo poteva contare: “è trascorso poco più di mezzo secolo da quando il grande studioso della letteratura Carlo Dionisotti ha teorizzato l’importanza delle culture regionali nella ridefinizione di un quadro policentrico della letteratura italiana: sino ad oggi è mancato un progetto editoriale in grado di disegnare, tramite l’offerta ai lettori di un vasto numero di pubblicazioni relative a specifici ambiti locali, la fitta trama di relazioni che intercorrono tra le culture delle varie regioni italiane e la cultura nazionale”.

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