Apollinea - Castrovillari (CS)

“Non potrei indicare la data del giorno in cui vidi per la prima volta la neve. Ma il momento si. Ero bambino, all’asilo di Lavis, forse avevo quattro anni. Quel mattino le nubi erano alte nel cielo, vedevo solo nubi, le rocce della Paganella e gli alberi del giardino, poi le nuvole si abbassarono a toglierci ogni visione. Improvvisamente un’onda plumbea parve attraversare la valle come un segno di immensa potenza, ebbi paura, tutti eravamo impauriti, forse anche le suore che presero a correre in mezzo a noi bambini, gridandoci di stare fermi. Dopo alcuni minuti il vento si placò e nell’aria vedemmo dondolare foglioline bianche: la neve! Allora cominciammo a correre a braccia alzate con le mani protese verso l’alto, fu subito aria di festa e questo è il ricordo della mia prima neve”.

“Pensare ad una strategia didattica di prevenzione dell’illegalità e della criminalità in difesa della democrazia richiede una riflessione preliminare sullo status attuale della nostra democrazia, per cui diventa necessario porsi, anzitutto, qualche domanda sul sistema democratico e sull’istituzione Stato in Italia. Dipenderanno, ovviamente, dal grado di democraticità delle nostre istituzioni e della nostra società, in generale, le strategie educative e didattiche che sarà necessario sviluppare per affrontare le possibilità di prevenzione dell’illegalità e della criminalità organizzata come richiesto dal tema qui oggetto di riflessione”.

A tu per tu con...

Impietosa e reale l’analisi di Mauro Francesco Minervino,  l’antropologo prestato alla letteratura

“Mi fu sempre difficile spiegare che cos’è la mia regione”. Un incipit di Corrado Alvaro, datato 1925, è il filo rosso delle ultime serrate riflessioni di Mauro Francesco Minervino, professore di Antropologia Culturale ed Etnologia, scrittore e notista sulle pagine culturali de “Il Riformista”, “L’Unità”, “Il Manifesto”, “Il Mattino”, “Il Quotidiano della Calabria”, l’“International Herald Tribune”. Un intellettuale a tutto tondo che si è sempre occupato di temi legati alla sua terra -alla nostra terra- focalizzati da una prospettiva giustamente antropologica, tanto che il suo “In fondo a Sud” (Philobiblon Edizioni, Ventimiglia 2006) si guadagnò la Prefazione di Marc Augè: quelle pagine parlavano semplicemente di una Calabria che egli avrebbe voluto diversa da quella tragica e reale che scorgiamo appena fuori dall’uscio di casa nostra.

La ricerca dell’Ufficio Regionale di Parità

“Ho scritto molte monografie su terre e comunità e molte biografie di personaggi illustri, ma per la prima volta mi sono trovato a comporre una ricerca sulla presenza delle donne in mezzo a noi (…). L’impulso mi è stato offerto dall’Ufficio della Consigliera Regionale di Parità, Marisa Fagà; successivamente sono stato confortato nella continuità e sollecitudine intelligente e garbata dalla sua successora avv. Maria Stella Ciarletta e dalla consigliera supplente prof.ssa Tommasina Lucchetti. A loro debbo gratitudine per l’opportunità avuta di costanti scambi di idee e di poter compiere una libera esplorazione sempre più sorprendente”.

Guida storico-naturalistica ed escursionistica al gruppo dei monti Mancuso, Reventino, Tiriolo e Gimigliano

Forse solo ora ci stiamo accorgendo che, in fondo, la Calabria, più che una terra di mare, è una terra di montagne. Pollino, Orsomarso, Catena Costiera, Sila, Serre, Aspromonte: questi i sei principali gruppi montuosi di una regione geografica che non smette mai di stupire, affacciata per 780 chilometri sul mare ma poi magicamente ripiegata su sé stessa in un esteso entroterra di cime dolomitiche, pascoli alpini, paesaggi ora svizzeri ora scandinavi. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per presentarla come una terra esclusivamente appenninica: tutto, fuorché una “regione di mare”. E allora, come per magìa, ecco spuntare il settimo gruppo montuoso della Calabria, forse il meno noto al grande pubblico, ma non per questo il meno affascinante: “questo libro è dedicato a una piccola-grande area montuosa del Sud-Italia. Piccola perché meno vasta e meno nota anche degli altri principali massicci montuosi, anche calabresi, divenuti parchi nazionali.

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