Apollinea - Castrovillari (CS)

La Calabria “presentata” a Maratea e Cosenza

La recente pubblicazione del “Dizionario del cinema. Le Regioni del cinema italiano” di Giuseppe Papasso (Spot Italia, 2005) rappresenta la sintesi riuscita di un’imponente ricerca cinematografica dedicata non solo agli addetti ai lavori ma a quanti vogliono incontrare il grande cinema italiano suddiviso secondo il canone regionale. Come dire: un concentrato di vita regionale che trabocca dalle migliaia di pagine che soddisfano ogni singola curiosità. L’intero piano dell’opera è suddiviso in undici volumi: Calabria, Puglia-Basilicata, Campania, Lazio, Abruzzo-Molise-Marche, Umbria-Toscana, Liguria- Emilia Romagna, Piemonte-Lombardia, Veneto-Trentino-Valle D’Aosta-Friuli, Sicilia, Sardegna ed in ognuno di essi vi sono riportate proprio tutte le notizie che fanno del cinema regionale una delle grandi risorse della cultura italiana per immagini, musica, contenuti.

II saggio della giornalista Marianna Trotta riporta l’attenzione sullo sviluppo del Golfo di Policastro. Le zone di confine, senza scomodare geografi e storici, economisti ed antropologi, sono destinate a perdere quella rigida demarcazione geo-amministrativa ed a fondersi in un tutt’uno. E’ ciò che capita al Golfo di Policastro, a quell’imponente arco di costa sul quale insistono la Campania meridionale, la costa tirrenica e l’immediato entroterra della Basilicata e la parte nord occidentale della Calabria: questa macroregione rappresenta quasi un unicum nel nostro Paese, un territorio fin troppo simile, praticamente sovrapponibile come l’antica Storia che qui ha lasciato segni sin troppo evidenti in tutte le epoche. Per non parlare delle problematiche che, oggi come cinquant’anni fa, appaino del tutto simili, tanto che si tentano da più parti soluzioni uniche per risollevare le sorti dell’intera area.

Spero di riuscirvi. “Qualche decennio fa, quando dalla vicina Campania giunsi per la prima volta a Maratea, nonostante la giovane età, di per sé più incline alla scoperta di sé stessi che alla realtà circostante, fui soggiogata dal paesaggio che, inaspettato, mi si profilò davanti dopo aver attraversato l’ombroso ed ameno castagneto di Trecchina e superato subito dopo il passo della Colla. La falcatura della costa che diventava sempre più ampia, svelava infatti uno scenario di cui forse la natura si era servita per rappresentare sé stessa in una manifestazione di eccezionale generosità.

Questa volta non si è limitato a raccogliere le emergenze ambientali di una terra che non smette mai di affascinare e sorprendere. Pollino, Alto Ionio e Sibaritide, Monti dell’Orsomarso, Alto Tirreno e Golfo di Sant’Eufemia, Catena Costiera, Sila, Marchesato e Promontorio di Capo Rizzuto, Serre, Golfo di Squillace e Basso Jonio, Aspromonte, Promontorio del Poro e Costa Viola, sono stati sinteticamente posizionati al solo scopo di dare continuità geografica alla natura calabrese.

Calabria nord-occidentale: dopo Aieta, Tortora e la lunga linea sabbiosa di Praia a Mare, qualche chilometro più a sud ci permette d’incontrare San Nicola Arcella: “ il primo nucleo di questo centro urbano risale al XV°-XVI° secolo e fu costituito da gente di Scalea che per sottrarsi alle incursioni e alle razzie dei Mussulmani si rifugiò su questo altopiano, inaccessibile dal mare e lontano dai centri abitati che erano obiettivo principale dei pirati; quando poi nel XVIII° secolo il Principe Scordia Pietro Lanza Branciforte, avendo sposato Eleonora -ultima erede degli Spinelli di Scaleadivenne il principe di tutto il feudo e alla contrada Dino fece costruire come residenza estiva il grande Palazzo, i suoi coloni -insieme con gli antichi abitanti che erano soprattutto dediti alla pesca- costruirono il primo regolare nucleo urbano, cioè il primo Casale che prese il nome di Casaletto: erano le case della corte e il nome è ancora attribuito alla parte bassa dell’attuale paese”.

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