Attività Giornalistica

Gian Pietro Calabrò

Dedico queste riflessioni alla cara memoria di Fabio Limongi (1972-2021), guida-escursionista, maestro di sci, instancabile cuore lucano, le cui “tracce” rimarranno indelebili sulle nostre montagne…

Mi legava a Fabio una bell’amicizia. Certo, meno quotidiana di quella che condivideva con molti suoi concittadini, in quel di Lauria, ma -sicuramente- oltremodo entusiasta nel nome della nostra passione comune. Per lui, la montagna, era diventata, nel tempo, un impegno, una professione, un modus vivendi coltivato giorno dopo giorno: maestro di sci, guida escursionista, membro del Soccorso alpino e speleologico di Basilicata, Fabio aveva contribuito a contagiare un’intera generazione che, oggi, guarda a lui con affetto, con rimpianto. Con dolore…            
Non è facile accettare la perdita di una vita nel fiore degli anni, soprattutto quando questi stessi anni venivano spesi, anno dopo anno, non solo per coltivare una passione personale, quanto -soprattutto- per coinvolgere le forze attive del proprio territorio, dalla politica all’associazionismo, in un progetto ampio e diffuso di tutela e valorizzazione.

L’autore del libro-intervista al Gran maestro Ettore Loizzo spiega che cos’è realmente la massoneria. E la distingue dalle tante deviazioni, oggetto di varie inchieste giudiziarie

Francesco Kostner già collaboratore del quotidiano Gazzetta del Sud e, per molti anni, responsabile delle Relazioni esterne e Comunicazione e capo Ufficio stampa dell’Università della Calabria, ha indagato a fondo origini e significato dell’antica associazione di fratellanza, partendo da una sua conversazione con Ettore Loizzo, già Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia durante la seconda Gran Maestranza di Armando Corona.
«Un pensiero fresco, vivace e coinvolgente. E una capacità di scrutare oltre il mondo massonico, di cui Ettore Loizzo, Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, è stato tra i maggiori esponenti.
Francesco Kostner si è spesso confrontato con protagonisti della storia contemporanea del nostro Paese come testimoniano le due  conversazioni con l’ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis; la ricostruzione  della  complessa vicenda giudiziaria che coinvolse Giacomo Mancini, una delle personalità più importanti del socialismo italiano; il dialogo con Costantino Belluscio, politico e giornalista calabrese, il più stretto collaboratore del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat negli anni del settennato al Quirinale, dal 1964 al 1971.

Panorama.it
lo ha incontrato all’indomani della pubblicazione del saggio «Ettore Loizzo. Confessioni di un gran maestro» (Pellegrini Editore, 2020), per cercare di capire cosa sia realmente la massoneria e per distinguerla dalle tante “deviazioni” che ancora oggi rendono l’argomento un terreno minato. Soprattutto in Calabria, all’indomani delle celebri inchieste di Agostino Cordova e Luigi de Magistris.     

Gian Pietro Calabrò

Può la terminologia musicale essere utilizzata per affrontare tematiche “altre” rispetto al proprio fisiologico campo d’azione? Pare di sì e ad esserci riuscito è stato un filosofo del diritto che ha organizzato il suo ultimo saggio seguendo canoni e schemi tipici della cultura musicale tradizionale. “Per rapsodia, secondo il linguaggio musicale, si intende una composizione nella quale più temi vengono svolti in forma libera, a volte per esaltare un particolare virtuosismo strumentale. Con questa chiave di lettura si snodano i temi che formano l’ossatura di questo breve saggio, i cui argomenti sono stati scelti in modo libero e trattati alla maniera rapsodica, come se una mano invisibile mi avesse condotto verso gli scaffali per riaprire pagine tante volte lette e rilette”.

Nel giorno dell’ufficializzazione della candidatura alla presidenza della Regione Calabria, intervista esclusiva al sindaco di Napoli che si racconta a 360°

C’è uno spettro che s’aggira per la Calabria. E non si tratta né del celebre racconto di Edgar Allan Poe, né dell’incipit del Manifesto del Partito comunista.
A cavallo di Tirreno e Jonio si è materializzato Luigi de Magistris che si è candidato alla guida della Regione. L’annuncio è arrivato l’8 febbraio, quando a Cosenza il sindaco di Napoli e l’ex direttore della protezione civile calabrese, Carlo Tansi (che in caso di vittoria sarà presidente del Consiglio regionale) hanno ufficializzato la loro alleanza elettorale.

Panorama.it lo ha incontrato per un dialogo serrato, per capire spinte e contro-spinte che l’hanno indotto a tuffarsi nell’agone politico di una delle realtà politico-amministrative più complesse d’Europa. Tra queste maglie, il 53enne attuale Sindaco di Napoli ha lasciato innumerevoli amici ed estimatori della prima ora. Ma anche molti nemici, equamente distribuiti e ben camuffati tra le rovine dei due tradizionali schieramenti partitici costituzionali. Forse ora pronti a sferrargli l’attacco decisivo. Ma lui non molla. «Non mi avrete mai perché sono un uomo libero», dice secco Luigi de Magistris che, dopo due mandati, nelle prossime settimane lascerà la guida di Napoli. A metà tra il ribelle genere Masaniello, e il magistrato tutto d’un pezzo, l’aspirante governatore manda un chiaro messaggio al coacervo masso-mafioso che tiene in pugno le sorti dei calabresi 

Le recenti indagini sulle «logge coperte» a Scalea e a Lamezia confermano la validità delle storiche intuizioni di Agostino Cordova, il primo magistrato a istruire un maxi-processo alla 'ndrangheta nel 1992. Come racconta in quest'intervista, l'allora capo della Procura di Palmi aveva portato alla luce i legami indicibili fra massoneria deviata e colletti bianchi.
«Ho sempre fatto il mio dovere, in termini rigorosamente obiettivi e verificabili, ma le conseguenze delle mie iniziative giudiziarie continuano a turbarmi». Nell'anno in cui compirà 85 anni, Agostino Cordova, calabrese purosangue («Reggino, lo sottolinei, mi raccomando!»), per tutti «Il mastino», tenta un bilancio di una vita al servizio dello Stato. Un'esistenza passata nell'alveo dell'obbedienza alla Carta costituzionale e ai codici, dei quali ancor oggi si considera paladino e strenuo difensore, soprattutto dopo aver operato in territori nei quali quello stesso Stato, in alcuni momenti, sembrava avesse rinunciato a mettere piede. Tanto nella sua Reggio Calabria, in cui esordì appena ventisettenne, quanto a Napoli, dove diresse con mano ferma la Procura partenopea. Per ritrovarsi, nel 1992, candidato a dirigere la nascente Superprocura nazionale antimafia, in corsa con Giovanni Falcone.

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