Panorama - Milano

La storica Antonella Salomoni spiega come il presidente russo abbia volutamente chiuso il suo paese al dialogo e alla democratizzazione.

Antonella Salomoni, storica contemporanea, spiega come «in Russia l’espressione “via peculiare” o “via speciale” è stata uno dei fondamenti della legittimazione politica del regime autoritario, a volte in modo più difensivo e isolazionista, come all’epoca sovietica di Leonid Brežnev, a volte in modo più aggressivo, come è avvenuto nell’ultimo decennio».  In particolare, la russista insiste sul ragionamento che «l’idea di una via peculiare di sviluppo, di tipo non europeo, sia servita a impedire o combattere la penetrazione di tendenze democratiche ritenute “estranee” o “straniere”, come sta avvenendo oggi in Ucraina».

Per l’internazionalista salernitano, «la crisi ucraina potrà trovare una giusta conclusione soltanto con un calibrato mix di interventi sanzionatori e diplomatici, indispensabili a erodere l’escalation cui il conflitto sembra avviato».

E sulla questione del “congelamento” dei beni degli oligarchi russi il giurista è netto: «Pur parlando da internazionalista e non da uomo del foro, risalta che i sequestri di ville e yacht realizzati dalla Guardia di Finanza in varie regioni del nostro territorio nazionale, in quanto inquadrati normativamente all’interno di regolamenti comunitari, possono essere impugnati davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e quindi essere anche revocati».  

Depositate le motivazioni delle decisioni sui tre referendum rigettati. La professoressa Elisabetta Lamarque spiega perché la Corte costituzionale li ha dichiarati inammissibili.

Per la costituzionalista della Bicocca «le tre sentenze di inammissibilità delle richieste referendarie presentano un’accurata ricostruzione del quadro normativo su cui sarebbe andato a incidere il voto degli elettori se il quesito fosse stato ammesso, e illustrano diffusamente i motivi di inammissibilità».

Elisabetta Lamarque, milanese, insegna Diritto costituzionale e Giustizia costituzionale presso la School of Law dell’Università di Milano-Bicocca. È attualmente componente del General Council dell’Italian Chapter della International Society of Public Law (ICON·S), coordinatrice del Gruppo di Lavoro del Ministero per gli affari regionali e le autonomie, oltre che membro del Tavolo nazionale sui diritti delle persone fragili del Ministero della Giustizia e della Commissione del Ministero per i rapporti con il Parlamento. In passato ha fatto parte del direttivo dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti ed è stata assistente di studio presso la Corte costituzionale dei presidenti Valerio Onida e Marta Cartabia: autrice di circa centocinquanta contributi su argomenti vari di diritto costituzionale, tra le sue pubblicazioni si segnalano i volumi Prima i bambini. Il principio dei best interests of the child nella prospettiva costituzionale, FrancoAngeli, 2016 e Corte costituzionale e giudici nell’Italia repubblicana. Nuova stagione, altri episodi, Editoriale Scientifica, 2021.

Per il costituzionalista «è assolutamente corretta la pronuncia della Corte, visto che si tratta di difendere l’indipendenza dei magistrato».

All’indomani della decisione della Corte costituzionale sull’ammissibilità di cinque degli otto quesiti referendari proposti, Ernesto Bettinelli evidenzia come «una delle condizione affinchè un membro della magistratura, giudicante o inquirente/requirente, sia realmente indipendente, è che sia lasciato operare in maniera assolutamente serena, senza il timore di subire i contraccolpi derivanti dalla sua stessa funzione giurisdizionale».    

Panorama.it, ha dialogato con il giurista cremonese, da sempre in forza all’ateneo pavese, anche sulla «funzione dinamica e proiettiva» riconosciuta ai referendum.

Per la politologa e sociologa del diritto «la riforma del Csm significa il rilancio della credibilità della magistratura».

All’indomani della riforma del Csm, Daniela Piana, già membro della Commissione Luciani per la riforma dell’ordinamento giudiziario e componente della commissione tecnica dell’Ocse sulla giustizia, evidenzia come «rigore etico, coesione organizzativa, effettivo bilanciamento fra poteri e istituzioni capaci di esercitare un vero controllo imparziale sul rispetto delle regole siano i lati dell’immaginario quadrilatero entro cui va inquadrata la credibilità della magistratura».   

Con votazione all’unanimità, il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Consiglio superiore della magistratura e della disciplina sull’ordinamento giudiziario, terza riforma giurisdizionale dopo il processo civile e quello penale. Tra le tante emergenze, c’era attesa per la possibilità di ritornare a svolgere funzioni giudiziarie per quei magistrati che avessero svolto funzioni politiche (le c.d. “porte girevoli”).  Alla fine i magistrati che abbiano ricoperto cariche elettive a qualunque livello territoriale, al termine del proprio mandato, non potranno tornare a svolgere qualsiasi funzione giurisdizionale. M5S, Lega e FI si erano espresse affinchè il divieto non si applicasse a chi avesse ricoperto incarichi politici non elettivi (Ministri, sottosegretari e assessori): dopo l’imput del governo Conte 2, oggi il governo Draghi blocca definitivamente quelle porte girevoli tra magistratura e politica, impedendo al magistrato che dovesse scegliere la via dell’agone politico di ritornare a indossare la toga.

Il presidente di FareAmbiente spiega, dopo l’introduzione nella Costituzione di tutela ambientale e biodiversità, come questo non debba essere usato per frenare lo sviluppo e le opere. Tanto ad aprire al nucleare di ultima generazione.

Con la firma e la promulgazione del Presidente della Repubblica, sono stati modificati gli articoli 9 e 41 della Carta costituzionale che hanno introdotto le nuove forme di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, per come approvate dalla Camera dei deputati. Il disegno di legge costituzionale ha così inserito nella Costituzione un chiaro e preciso riferimento alla tutela dell’ambiente e degli animali, operando precise modifiche alle due norme: ha integrato l’articolo 9 della Carta fondamentale con l’introduzione, tra i principi fondamentali, della tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, soprattutto nell’interesse futuro delle nuove generazioni; e ha previsto, nell’articolo 41, che l’iniziativa economica non possa svolgersi arrecando danno alla salute e all’ambiente: sarà la legge a determinare programmi e controlli efficaci al fine di coordinare l’attività economica, pubblica e privata, a tutela dell’ambiente stesso.

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