Operazione della direzione distrettuale antimafia di Potenza

21 indagati e 17 arresti accusati di appartenere a un’associazione di stampo mafioso

Coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, diretta da Francesco Curcio, con il supporto di 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Matera e del Ros, coadiuvati da unità cinofile, e con il supporto di un elicottero, ha inferto un duro colpo ad un sodalizio criminale che imperversava da tempo sul litorale jonico lucano, con base a Scanzano Jonico, in provincia di Matera. 21 gli indagati dell’operazione “Centouno” -17 sono gli arrestati- a vario titolo perché partecipi di un’associazione di stampo mafioso specializzatasi nel racket delle estorsioni, negli incendi ai danni di aziende agricole operanti nel settore orto-frutticolo e di aziende edili del Metapontino, nelle rapine, nello spaccio di stupefacenti, sino ad un episodio di tentato omicidio: da oltre due anni i partecipi del sodalizio erano al centro di serrate indagini tra i comuni di Scanzano e Policoro, ovvero lungo la fascia costiera lucana stretta tra le province di Cosenza e Taranto.

Il clan criminale faceva capo a Gerardo Schettino, ex carabiniere, già detenuto presso la Casa circondariale di Agrigento, ed aveva dimostrato tutta la sua pericolosità in numerose azioni criminali, tra cui spiccano quelle ai danni di un cronista della Gazzetta del Mezzogiorno, Filippo Mele, da sempre dedito ad inchieste proprio sulla criminalità organizzata materana ed alla sua capacità di infiltrarsi sul territorio. Lo stesso giornalista, infatti, era stato per ben due volte vittima di avvertimenti in perfetto stile mafioso, prima tramite una bomba-carta che aveva squarciato il tetto della sua abitazione e, successivamente, lo scorso ottobre, ritrovando una busta con all’interno una cartuccia inesplosa e una penna rossa, lasciata da ignoti davanti al cancello della stessa casa di Scanzano Jonico. Il giornalista non aveva avuto dubbi nel ricollegare l’avvertimento alla sua attività di cronista impegnato a denunciare gli affari dei clan sul territorio costiero, e proprio le sue denunce avevano apportato nuova linfa alle indagini della Procura di Matera che aveva iniziato ad investigare su tutti i componenti del pericoloso sodalizio criminale. Oggi la svolta con l’emissione, da parte del Gip distrettuale di Potenza, dei provvedimenti restrittivi che portano a compimento le indagini che nello scorso ottobre avevano già condotto all’esecuzione di altre 25 misure, tutte nei confronti del “clan Schettino”, l’unico sodalizio cui da tempo era stato riconosciuto il carattere “mafioso”. La difficoltà dell’operazione è stata evidenziata dal procuratore Curcio nel corso della conferenza stampa, durante la quale è emersa l’assoluta omertà del territorio a denunciare i fatti criminosi del sodalizio, i cui membri non esitavano a porre in essere anche atteggiamenti spavaldi, sino a pubblicare, sui social, foto e commenti minacciosi in perfetto stile-Gomorra, che, evidentemente, aumentavano la forza intimidatrice del clan che appariva non avere timore delle indagini delle forze dell’ordine. Anche Don Marcello Cozzi, vicepresidente dell’associazione Libera, ha evidenziato come “la Basilicata non sia assolutamente avulsa dal contesto criminale che interessa, su scala maggiore, le confinati regioni di Puglia, Calabria e Campania: e che anzi, da tempo, per come vado evidenziando in convegni, libri ed incontri, lo Stato dovrebbe porre maggiore attenzione ai fenomeni criminali che provengono da questa terra, per troppo tempo ritenuta, a torto, un’isola felice”.          

Egidio Lorito “Libero” / Attualità                                        06/02/2019

Torna su