Luciano-Corradini_Sentieri-rivisitati

Una rilettura pedagogica del rapporto fra discepoli e maestri

Questa conversazione è sicuramente più partigiana di tante altre. Luciano Corradini non è solo una delle massime autorità in tema di pedagogia, di educazione giovanile, di cultura della legalità e senso delle istituzioni: per me è, da un buon trentennio, un esempio fulgido di cultura morale, di assoluta disponibilità umana ed accademica, un interlocutore amabile cui affidare dubbi, perplessità, interrogativi. E, soprattutto, di amicizia personale.  Nel corso di un breve ma intenso periodo, la sua abitazione di Milano in Via Tadino 15 -una parallela del commerciale e trafficato Corso Buenos Aires- è stata molto di più di un rifugio culturale: allo stesso numero civico vi era la casa Editrice Mursia, il centro fondato dall’indimenticabile Padre Davide Maria Turoldo, il celebre Studio d’Arte Moderna Marconi e non era difficile imbattersi, lungo le scale, con un certo Roberto Vecchioni. Ma questa è un’altra storia…

Dopo gli studi in Filosofia alla Cattolica di Milano con due autentici Maestri del pensiero come Sofia Vanni Rovighi e Gustavo Bontadini, Luciano Corradini ha iniziato l’insegnamento in diverse scuole secondarie, per passare ben presto al più prestigioso ruolo universitario tra Parma, Arcavacata, Cattolica di Brescia, Statale di Milano e Roma Tre, di cui è Emerito di Pedagogia. Associazioni, delegazioni e comitati ministeriali ed internazionali in sede di Unione Europea e Consiglio D’Europa,  l’Ufficio Studi del Ministero della Pubblica Istruzione, il Progetto Giovani 1993, il Progetto Ragazzi 2000 ed il progetto Genitori, sono alcune delle prestigiose tappe di un cursus honorum di altissimo profilo,  sino all’esperienza da Sottosegretario di Stato nel governo Dini; e poi, ancora, la guida del Comitato tecnico-scientifico contro le tossicodipendenze ed il Comitato di studio incaricato di riscrivere i programmi di Educazione Civica, la guida dell’Associazione Italiana Docenti Universitari, dell’Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico e dell’Unione Cattolica Insegnanti Medi.
Professore, ben ritrovato! Fresco di stampa un ricordo di maestri e discepoli di una vita.
“L’idea di pubblicare  <<Sentieri rivisitati. Ricordando discepoli e maestri>>, (Armando, 2016)  mi è venuta direttamente dalle lettere ricevute da ex alunni, proprio mentre ero impegnato a ricordare un mio ex docente e amico, scomparso di recente: è stato, così, che mi sono trovato a frugare, in cantina, alla ricerca di lettere del passato, di studenti come di docenti. Mi sono letteralmente ritrovato circondato di persone con età e provenienze diverse, con cui avevo vissuto segmenti della mia vita: persone anche dimenticate, legate a tempi ormai lontanissimi,  nelle scuole, nelle università o in altri ambienti educativi”.
Due piani della memoria, due piani narrativi.
“Da un lato c’erano le lettere degli studenti che mi consideravano un loro maestro, dall’altro quelle dei docenti, o comunque di personalità di spicco che io stesso consideravo, allora come oggi, miei maestri. Poiché i primi, per la maggior parte,   sono ancora in vita e i secondi, purtroppo, defunti, e io sto inevitabilmente muovendomi dagli uni verso gli altri, mi è balenata l’idea di scattare una specie di  “selfie”, per cristallizzare sulle pagine di un libro quante più facce e voci possibili di persone che hanno segnato la mia vita.  Purtroppo ho dovuto sforbiciare brani e profili che avrei volentieri pubblicato, anche per esigenze editoriali, ma sono convinto che queste testimonianze e questi profili possano suggerire a docenti e studenti di oggi un metodo di documentazione, di riflessione e di dialogo, praticabile anche dopo che è calato il sipario degli esami finali: un vero dialogo che duri ben oltre i calendari scolastici e accademici e gli obiettivi  ottenibili con le procedure di verifiche e valutazioni”.
Il titolo fa riflettere anche chi è lontano dalla scienza pedagogica.
“La genesi non è stata semplice, lo ammetto. Dapprima, avevo riflettuto su <<Da studenti e docenti a discepoli e maestri>>. Le pagine si muovono tra il giuridico, il sociologico, il deontolgico e il pedagogico, almeno nella prima parte. Avevo anche pensato di aggiungere come sottotitolo il ben noto <<Visti da vicino>>, rubandolo  al celebre libro di Giulio Andreotti: successivamente, mi è parso che la metafora dei sentieri, legata alle vicende vissute in una lunga vita dedicata a relazioni e problemi educativi, fosse più evocativa e si prestasse meglio per rivisitare  un percorso di vita personale e professionale condotto ricordando discepoli e maestri reali: metafora più evocativa e più adatta a mettere a punto l'idea che si stava chiarendo a mano a mano che comparavo fra loro i miei reperti, tenendo conto dei tempi, dei luoghi e dei significati in cui si erano svolti eventi e processi”.
Da queste pagine sembrano emergere stupore ed imbarazzo.
“Lo stupore per le testimonianze inattese e l’imbarazzo per gli affetti con cui alcuni di questi ex studenti mi ricordano ancora oggi e con cui alcuni di questi ex maestri mi hanno  valorizzato, mi avrebbero consigliato di tenere per me questi documenti: non volevo certo anticipare una sorta di coccodrillo tanto caro a voi giornalisti, di tipo prefunebre!  Ho però ritenuto che il rischio di essere frainteso non dovesse indurmi a rinunciare a fornire testimonianze utili ad alimentare la fiducia nel dialogo educativo, in un mondo che chiede -talora ossessivamente- da un lato la trasparenza, e perfino l'impudicizia, dall'altro una rigorosa privacy, senza però riuscire ad alimentare quel dialogo benevolo e confidente di cui, in fondo, hanno bisogno tanto i bambini e i giovani, quanto gli adulti e gli anziani”.
Come avviene questa “rivisitazione”?
“Il passaggio dalla funzione della docenza all’autorevolezza magistrale, e dalla condizione studentesca a quella del discepolato, si realizza a volte in modo rapido e semplice, a volte in modo tormentato e abbastanza misterioso, non privo di incidenti e di rimozioni. Ha a che fare, nei casi migliori,  con la stima, il rispetto, l'interesse, l'ammirazione, la gratitudine: sentimenti che possono vivere pochi mesi o anni e poi sfumare fra le urgenze del presente, ma anche rinforzare il senso di appartenenza a una "scuola": intendo qui, la scuola, non tanto come istituzione, quanto come un gruppo o rete mobile, soggetta ad allargamenti e a restringimenti, di persone di età diverse, che in qualche modo fanno capo a uno dei loro possibili o reali "maestri", anche se non si tratta di santi o di premi Nobel, e che ritengono d'aver ricevuto un aiuto importante per la loro crescita personale e sociale. Quando è così, allora anche un solo frammento di dialogo riscoperto e ripreso può offrire, per l'oggi e per il domani, l'idea di un'umanità amichevole, che può svolgere un ruolo positivo nella solitaria e conflittuale società degli individui”.
Di che discepoli e di che maestri ti sei occupato nel libro?
“Cito, nella seconda parte, brani di lettere che vanno dal 1959 al 2015: me le hanno inviate alcuni miei alunni di Cantù, di Tradate, di Reggio Emilia, ragazzi di un campo scuola dell' Unione Studenti Medi, della Conferenza nazionale del Progetto Giovani del 1993 e delle Consulte studentesche del MIUR, dell’Azione Cattolica di un campo scuola a Falzarego, in Trentino, negli anni '50, della Statale di Milano, di Roma Tre, della Scuola Superiore per l’Insegnamento Secondario del Lazio: in tutto sono una cinquantina di brani di lettere. Quanto ai maestri, la scelta delle personalità è in certo senso più ampia e insieme più lacunosa: ricordo qui solo i nomi di coloro con i quali a vario titolo ho interagito, considerandoli miei maestri: Gesualdo  Nosengo, Aldo Agazzi, Evandro Agazzi, Giovanni Reale, Carlo Perucci, Mario Mencarelli, Cesare Scurati, Riccardo Massa, Mauro Laeng, Raffaele Laporta, Riccardo Misasi, Oscar Luigi Scalfaro, Sergio Mattarella, Carlo Maria Martini, Angiolina Garavaldi Corradini, Sergio Aguzzoli: gli ultimi due sono mia madre e un medico-educatore, mio compagno di banco al liceo. Il gioco del pensiero che riflette raccontando esperienze e relazioni vissute con persone con cui si sono condivise vicende importanti di tipo educativo, muovendosi tra passato, presente e futuro, consente una valorizzazione di tutte e tre queste dimensioni della nostra vita. Mi sembra in tal modo di far partecipare il lettore di oggi a un dialogo a più voci, a un ideale capannello seminariale, in cui, esaurito il tempo accademico, resti un tempo informale disponibile  ad ascoltare le voci di alcuni studenti e docenti, discepoli e maestri di qualche decennio fa, interessati ad allargare la cerchia intergenerazionale di un dialogo che si fa confidenza e desiderio di verità”.
E' solo un sogno o anche una possibile realtà?
“Il sogno non ha confini, ma i tempi e gli eventi della nostra vita sono limitati. Possono però avere un significato simbolico e una densità affettiva che dilata indefinitamente questa piccola storia, che non ha voluto rinchiudersi nel limitato spazio di un evento commemorativo.  Durante i mesi che hanno preceduto e seguito la pubblicazione del libro, sono circolate voci fra ex studenti ed ex colleghi: un tam tam che ha contribuito a raccogliere elenchi di nomi, luoghi, date, tempi per riconoscersi e celebrare gli incontri con i ragazzi degli anni ‘60. Su una pergamena omaggiatami, ho letto una dedica: <<Per il fondamentale ruolo educativo svolto nel prepararli alla vita, al lavoro, allo studio e a diventare dei buoni cittadini>>.  Allora insegnavo italiano storia e educazione civica. Sono quasi tentato di crederci”.
C’è anche la Calabria nella Sua vita!
“Da molti anni sono cittadino onorario proprio di Praia a Mare. Nè posso dimenticare  l’anno accademico 1974/’75 in cui insegnai nella neonata Università della Calabria: Pedagogia speciale, Pedagogia della famiglia e Sociologia dell’educazione. Altri ricordi rivisitati!”
 Cronache delle Calabrie, pag. 29                            Egidio Lorito, 23/02/2017

Torna su