Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria 2013, pp.263, € 17.00

Presidente del Centro Studi sull’Intelligence (Uni), Antonella Colonna Vilasi vanta una lunga esperienza nello studio, analisi, e divulgazione del fenomeno in Italia ed all’estero: e, questo, sia per aver conseguito studi specifici in materia che per la corposa attività di conferenziere che tiene in tutto il mondo. Docente ordinario americano e visiting professor di Intelligence ad Atene, Bucarest, Londra, Madrid, Malta, Parigi e Tirana, Colonna Vilasi è stata la prima autrice europea ad aver pubblicato una trilogia sui temi oggetto della materia che la vede collaborare con numerose riviste scientifiche, proprio approfondendo i temi della sicurezza dello Stato nel nuovo ordine internazionale.

Esperta anche di fenomeni terroristici, nel 2009 per i tipi della Mursia, diede alle stampe il fortunato “Il terrorismo” che recava la prestigiosa prefazione di Pier Luigi Vigna, scomparso Procuratore nazionale antimafia,  magistrato da sempre in primo piano nella lotta al fenomeno eversivo. In quelle pagine, la Colonna Vilasi evidenziava come       “con il termine strategia della tensione, utilizzato per la prima volta dopo l’attentato di Piazza Fontana, ci si riferisce a una teoria interpretativa che analizza l’insieme delle stragi e degli attentati terroristici italiani avvenuti nel secondo dopoguerra e, con particolare intensità, tra il 1969 e il 1984 e, in misura minore, anche successivamente. Il movente principale di questa particolare strategia è ravvisato nella destabilizzazione della situazione politica italiana. Partendo da tale presupposto, tra le cause determinanti -soprattutto considerando l’Italia e il più ampio quadro della Guerra Fredda- vi sarebbe stato il tentativo di influire sul sistema politico democratico, rendendo di fatto instabile la democrazia. Numerose ipotesi conducono a indicarne come responsabili degli autori occulti. (…) 150 morti, 562 feriti, 11 stragi. Un numero ancora indefinito di tentativi di strage. Per quindici anni, dal 1969 al 1984, l’Italia è stato un Paese insanguinato dalla logica del terrore. Una logica stragista al servizio di finalità politiche per nulla oscure: il condizionamento della vita democratica di una nazione e la lotta politica concepita come sconto senza quartiere e improntata al ricatto del terrore. Anni passati? Anni che non torneranno mai più? (…)”.
In un certo senso, il libro oggi in analisi può essere considerato una sorta di “continuum” di quella ricerca, non foss’altro perché tra terrorismo e servizi segreti troppe sono state le intersezioni, gli incroci, le sovrapposizioni. L’Autrice va al cuore della materia: “(…) la letteratura esistente dedicata al tema dei Servizi segreti e dello spionaggio copre una vasta gamma di argomenti, che va dalle memorie o dai ritratti di singoli agenti alle indagini sugli accadimenti della storia ammantati di mistero, dall’esposizione teorica del funzionamento dei servizi segreti all’analisi specialistica delle implicazioni giuridiche e politiche di alcuni fattori caratterizzanti la loro azione straordinaria (…)”. 
Consegnando alle stampe il suo nuovo volume, l’Autrice traccia, innanzitutto, la storia dei servizi segreti italiani e del fenomeno intelligence, con una panoramica che spazia dall’Unità d’Italia al Fascismo, dalla Seconda guerra mondiale alla strage di Piazza Fontana, dagli episodi verificatisi nel corso della prima stagione terroristica (1969-1977) alla misteriosa loggia P2, dai nuovi equilibri degli anni ’90 sino alla riforma della disciplina avvenuta appena nel 2007. Nella seconda parte, si possono, invece, apprezzare documenti e materiali di carattere giuridico e storico, tutti evidentemente indirizzati a dare al lettore, allo studioso, all’esperto una completa visione della materia, alquanto delicata viste le numerose complicazioni storiche.
L’Autrice chiarisce che la sua stessa “(…) produzione sull’argomento si è fin’ora concentrata sulle questioni inerenti la definizione del settore dell’intelligence, il funzionamento dei suoi meccanismi e metodi di lavoro, l’importanza attuale e futura quale organo di tutela della sicurezza dello stato e di tutte le sue articolazioni sociali, economiche e geopolitiche (…)”.
Il volume può contare sul contributo di autorevoli personalità, studiosi della materia, che hanno dato impulso e prosecuzione ad un filone di ricerca che si basa su un tessuto storico, giuridico, sociale e comunicativo di primissimo piano, proprio in Italia.
Ecco, allora, gli interventi di Giuseppe De Lutiis, sociologo che dedica al tema la sua corposa ricerca scientifica che rappresenta “(…) l’insieme delle conoscenze più esauriente e dettagliato oggi in nostro possesso sul tema (…)”.
Fondamentali, nell’economia della ricerca, le interviste al Prefetto Sergio Berardino, ex direttore del Cesis, il Comitato esecutivo servizi informazione e sicurezza, tra il 1996 ed il 1999, al generale Antonio Federico Cornacchia, ex direttore del reparto Controinsorgenza del Sismi, il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, tra il 1981 ed il 1984, al generale Mario Mori, ex direttore del Sisde, il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica tra il 2001 ed il 2006 ed al Generale Maurizio Navarra, ex direttore di Divisione e della Scuola di addestramento del Sisde tra il 1980 ed il 1999, all’Ammiraglio Sergio Bianchi, ex capo di Stato Maggiore della Marina tra il 2004 ed il 2006, al generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 2008 ed il 2001 ed al generale Roberto Jucci, ex comandante generale dell’Arma dei carabinieri tra il 1986 ed il 1989. Si tratta, evidentemente, non solo di documenti preziosi cui attingere a piene mani per un approfondimento che proviene direttamente da autorevoli protagonisti dello scenario difensivo nazionale, quanto anche di uno spaccato di vita personale in un settore altamente delicato.
La seconda parte della ricerca, come detto, appare più tecnica: la legge 24 ottobre 1977 n. 801 su “Istituzione e ordinamento dei servizi per le informazioni e la sicurezza e disciplina del segreto di Stato”, stabilisce le linee-guida della prima disciplina in tema di intelligence e sicurezza interna, seguita poi, trent’anni dopo, dalla legge del 3 agosto 207, la n. 124, che disciplina il “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica  e la nuova disciplina del segreto”, danno conto della normativa nazionale in materia di sicurezza interna. A seguire, le schede illustrative dei direttori dei Servizi segreti italiani, sia nell’ambito militare (Ufficio I, Sim, Sifar, Sid, Sismi, Aise) che in quello civile (Sisde, Aisi), degli organismi di coordinamento (Cesis, Dis) e dei comitati parlamentari di controllo (Copaco e Copasir).
Chiudono il saggio, ulteriori interviste ad esponenti della vita politica nazionale e ad autorità nazionali ed internazionali in materia  d’intelligence, quali il generale Carlo Jean, esperto di questioni strategiche, Alfredo Mantica, più volte Deputato con responsabilità negli Affari esteri, Marco Minniti, attualmente Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla sicurezza della Repubblica, Maria Gabriella Pasqualini, storico dei servizi segreti, già docente di Storia del Medio Oriente all’Università di Palermo, e Benito Li Vigni, stretto collaboratore di Enrico Mattei ai tempi della Presidenza dell’Eni.

Completa, esaustiva, storicamente orientata, la ricerca di Antonella Colonna Vilasi si segnala, dunque, per l’idea-base “(…) di proporre una storia dei Servizi segreti italiani che descrive lo sviluppo della nostra intelligence dalle prime forme “rudimentali” ottocentesche alla sua evoluzione attuale in corrispondenza del mutato scenario internazionale, degli attori emergenti e delle principali minacce alla comunità mondiale (…)”.

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