Sperling&Kupfer2009, pp. 298, € 18.00

“Finchè la mafia esiste bisogna parlarne, discuterne, reagire. Il silenzio è l’ossigeno grazie al quale i sistemi criminali si riorganizzano e la pericolosissima simbiosi di mafia, economia e potere si rafforza. I silenzi di oggi siamo destinati a pagarli duramente domani, con una mafia sempre più forte, con i cittadini sempre meno liberi”. Con questa dichiarazione d’intenti, Pietro Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia dall’ottobre del 2005, getta le basi per la sua personalissima ricetta -un vero percorso- finalizzata non solo alla sopravvivenza fisica a questa sorta di cancro sociale, ma anche alla sua augurabile sconfitta che l’autorevole magistrato pone come imperativo categorico per tutti coloro che non vogliono soccombere sotto i suoi colpi.

“Per non morire di mafia” è un libro intervista in cui Pietro Grasso -in Magistratura dal 1969, diventato titolare nel 1980 dell’inchiesta relativa all’omicidio del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella e Giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra- risponde ad un bel numero di domande rivoltegli da Alberto La Volpe, giornalista Rai, già vicedirettore del Tg3, responsabile degli speciali del Tg1, direttore del Tg2: un esperto di questioni mafiose, vista la sua storica conduzione del programma “Lezioni di mafia”, ideato con Giovanni Falcone poco prima del suo assassinio. Un dialogo serrato, decine di domande che spaziano dal ricordo di quel celebre maxiprocesso sino a Giovanni Falcone ed alla Procura Nazionale Antimafia;dalla stagione delle stragi eversive sino alla cattura di Bernardo Provenzano;dall’analisi della altre mafie -con la ‘ndrangheta a farla da padrona assoluta…- sino ad una riflessione più spiccatamente politico-criminale sul come dotare lo Stato di strumenti realmente adatti a debellare questa piaga dell’Italia contemporanea. Riflessioni intense -legate sovente al filo dei ricordi dei tanti uomini dello Stato assassinati solo per aver osato opporsi alla “piovra”- condotte con l’estrema competenza che solo un magistrato esperto e da sempre impegnato sul terreno della lotta al sistema mafioso può vantare di possedere e -cosa per noi più bella e stimolante dal versante dell’impegno civico- di mettere al servizio di un’intera cittadinanza italiana che sembrerebbe essersi  incamminata sulla giusta via. “La mafia non si arrende mai”. E non si tratta della dichiarazione di chi ha paura della sconfitta, ma del ricordo costante di un magistrato impegnato da tre decenni nella lotta contro la criminalità organizzata, convinto com’è che per contrastarla e sconfiggerla sia necessario conoscere bene la sua pericolosità. (…) Oggi la mafia sembra scomparsa e invece ha solo cambiato volto: non più una prova, ma una rete invisibile infiltrata nei colossali affari degli appalti edilizi, della droga, della contraffazione. Un sistema moderno e sofisticato, che si è adattato alla realtà dell’economia globalizzata”. Come può essere sconfitta la mafia? “La mafia che cerca di acquisire il consenso di sempre più estese fasce sociali, teme gli attacchi sul terreno della comunicazione e dell’azione sociale, quanto l’azione repressiva…”.                 

Il Tetto. n. 274 Anno LXVI - Novembre-Dicembre  2009                     

Egidio Lorito

Torna su