Questo contributo l’ho scritto di getto, al termine dell’ennesima lezione sulla legalità cui sto assistendo nell’ambito della mia formazione post-lauream. Un fine settimana non esaltante per le istituzioni calabresi, per la politica, per l’informazione, per la cultura, per la dignità di una terra ed anche di una popolazione, a questo punto semplicemente nauseata… Centrosinistra o centrodestra, poco importa: questa politica, ci ha stufato! Sfoglio le pagine dei quotidiani nazionali e la sintesi dei titoli suona più o meno così: “Calabria, terra di indagati”. Com’è diventata amara questa terra!

Già, amara…E il pensiero va ad un autore e ad un suo grande scritto: “Calabria grande e amara e, sia detto senza enfasi -senza farsi cioè condizionare più che tanto dall’enfasi del discorso di Rèpaci e dalla sua personalità di narratore e di intellettuale propenso a forme in qualche modo declamatorie- costituisce un gigantesco affresco sulla Calabria, sulla sua storia, sulle sue caratteristiche, sui suoi luoghi, sui suoi personaggi illustri od oscuri, sulle sue modalità culturali, su molte vicende esistenziali dello scrittore, puntualmente riportate nel suo inestricabile rapporto con la Calabria(…)”. Luigi Maria Lombardi Satriani, nel suo “Sguardo sulla Calabria”, che funge da solenne prefazione all’opera di Leonida Rèpaci (Palmi 1898-Marina di Pietrasanta, 1985), è uno dei più autorevoli etnologi ed antropologi contemporanei che sta dedicando la sua ricerca scientifica proprio al tema-Calabria. Utilizzo l’opera di Leonida Rèpaci e l’autorevole lettura critica ed antropologica di Satriani per constatare che, evidentemente, l’amarezza, in questa terra, sembra proprio non essere passata: anzi, se prima si trattava di un’analisi socio-antropologica, legata al periodo della ricostruzione post-bellica, oggi la Calabria sembra doversi confrontare con un altro tipo di conflitto, altrettanto devastante, perché mira a sfaldare le fondamenta stessa della sua società umana. Nella Calabria di oggi, sembra combattersi una guerra che la espone ai riflettori di una cronaca che altro non può fare che registrare da un lato la difficoltà dello Stato a far sentire la propria voce, nonostante l’encomiabile opera di Magistrati e forze dell’ordine e dall’altro una classe politica complessiva che, una volta alla guida, sembra essere incapace di far parlare di sé eccetto che per intercettazioni poco chiare, pioggia di informazioni di garanzia, affari più o meno trasparenti. Che immagine desolante! E’ possibile continuare così? Calabria sempre più amara…

Eco di Basilicata anno V° n. 23
Egidio Lorito

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