Durante le recenti festività natalizie, all’interno della presentazione di una serata culturale a favore del progetto conclusivo del Sevizio Civile Nazionale svolto a Scalea sotto gli auspici della locale associazione Pro-Loco, ho avuto il piacere di introdurre un intellettuale calabrese contrassegnato dal forte impegno sociale e politico. Era stato sindaco di Catanzaro alla fine degli anni ’70, durante un convulso momento della storia del nostro Paese e tutt’ora spende la sua attività nella promozione turistica di questa terra che -per me- rimane un grande enigma.

Qualche giorno dopo, Cesare Mulè mi invia un bel volume scritto -assieme a Maddalena Barbieri- sotto gli auspici dell’Ufficio della Consigliera Regionale di Parità di Catanzaro che oltre ad arricchire la mia personale biblioteca sulla Calabria, fa scattare la molla per qualche riflessione: “ho scritto molte monografie su terre e comunità e molte biografie di personaggi illustri, ma per la prima volta mi sono trovato a comporre una ricerca sulla presenza delle donne in mezzo a noi (…)”. “Donne e società in Calabria” (Pellegrini Editore, Cosenza, 2006) è una corposa rassegna storica -anzi, una galleria- dell’universo femminile calabrese che senza lasciarsi intimorire da un’atavica arretratezza sociale, ha invece visto premiato lo sforzo diretto ad emergere in tutte le direzioni: nomi e professioni delle più disparate, vite ed impegni in ogni campo fanno bella mostra di sé quasi a voler rafforzare la tesi, tra mito e storia, secondo cui “in un’ oscura, drammatica vicenda legata ai primi tentativi greci di colonizzare la lunga terra giacente verso Occidente al di là del mare, emerge una donna-guida della resistenza autoctona, una castellana che con l’autorità della sua forte personalità e la prestanza guerriera, contrastò efficacemente un assedio sanguinoso risultandone vittoriosa. Secondo altre fonti, la donna-guerriera aveva espugnato un campo fortificato presieduto da seicento africani di un corpo di spedizione di Dioniso il Giovane. Il suo nome era Brettia e la sua figura eroica venne conosciuta ed adottata dalla sua gente a simbolo: il suo nome identificò il suo popolo (…)”. Politica ed istituzioni, stampa ed editoria, religione e società, economia ed imprenditoria sono caratterizzate da una forte presenza femminile -segno dei tempi nuovi- capace di premiare anche l’ingegno rosa, con tutto quel carico di dedizione ed abnegazione, di testardaggine e tradizioni che fanno della terra brutia un unicum nel variegato panorama italiano. Anche oggi, tra una contemporaneità fatta di devastante cronaca mediatica…

Eco di Basilicata anno VI° n. 02
Egidio Lorito

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