Quando questo nuovo numero uscirà alle stampe, saranno quasi quattro mesi di separazione forzata. In alcuni ambiti si parla di “crisi d’astinenza”, in altri di “saudade”. Non voglio neanche scomodare dotte dissertazioni filosofiche sul legame che si stringe tra una persona ed un determinato ambito, ma pare che le cose stiano effettivamente così: non riusciremo mai a saldare quel debito che ognuno di noi vanta verso una determinata realtà geo-antropologica per esservi nato, per averla frequentata, per avervi legato momenti insostituibili della propria formazione umana complessiva.

Ricordo continuamente, non tanto per vuota ripetizione quanto come esempio-guida -ed i lettori me ne saranno fedeli testimoni- le pagine di intenso amore che Giuseppe Berto dedicava alla “sua” Capo Vaticano, che Dino Buzzati scriveva per “Il Canalone di Madesimo”, tra Valle Spluga e Valtellina, che Giorgio Bocca componeva per il Colle di Tenda o che un’attenta e sensibile scrittrice come Isabella Bossi Fedrigotti continua a fare per il suo Trentino: “della propria terra che si conosce da una vita, della quale è noto ogni particolare, ogni paesaggio e profilo, cosa si riesce ancora a distinguere per poterlo raccontare agli altri?” E che dire di Rolly Marchi, il padre del Trofeo Topolino, inarrestabile cantore della conca ampezzana, che alle impareggiabili guglie delle Tofane ha dedicato momenti di commovente lirismo, lui penna imperdibile per tutti quelli che amano la montagna come realtà interiore. La mia lucanità inizia, a questo punto, a soffrire non poco il distacco forzato da Maratea, soprattutto ora che la bella stagione sembrerebbe quasi imporla nel tradizionale itinerario settimanale. Ho già scritto altrove del mio personale legame con questa trentina di chilometri di costa e di immediato entroterra: sarei ripetitivo, ma se anche poche righe potranno mai contribuire a rafforzare il movimento di opinione -e forse anche di protesta- che è nato intorno alla chiusura forzata della panoramica SS 18, allora sono pronto a mettermi in prima fila, io che con molta franchezza non ho mai fatto mancare il personale punto di vista tutte le volte in cui occorreva scrivere di calabro-lucanità. “Ma c’è la linea ferrata!”, mi risponderà qualcuno. Per fortuna, almeno il cordone non è stato tranciato del tutto: soprassediamo anche sulle condizioni in cui vengono tenute le carrozze di questi treni che quotidianamente collegano Sapri e Cosenza, perché qui non basterebbe un’intera edizione di questo quindicinale… Vorrei soltanto non dover attendere ancora molto per ripercorrere la mia calabro-lucanità!
Eco di Basilicata anno VI° n. 08 - 15 aprile 2007-
Egidio Lorito Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Torna su