C’è da rabbrividire! Nel 1994, Luigi Michele Perri, un coraggioso giornalista cosentino, pubblicò un libro destinato ad aprire una breccia nel malaffare che da tempo imperversava lungo il Tirreno cosentino, ovvero quella lunga e stretta striscia di costa che da Tortora si spinge sino ai confini con la provincia di Catanzaro.

Edito per i tipi di “Periferia” di Cosenza, “Come nasce una mafia” presentava, all’indomani della fine della c.d. Prima Repubblica, uno spaccato completo ed allarmante di come le istituzioni statali deviate, la Magistratura deviata, i politici deviati avessero stretto una sorta di patto scellerato con alcuni esponenti di una celebre cosca locale, allo scopo di arricchire le proprie tasche, impoverendo quelle di questa parte della provincia di Cosenza. Oltre a privarla della tutela della Giustizia.
Fu solo dalla fine degli anni ’60 che le istituzioni italiane iniziarono ad occuparsi della “ ‘ndrangheta”, la mafia calabrese, relegata in quegli anni nel territorio della provincia di Reggio Calabria: una “nuova mafia”, si disse, ben interessata ad una stretta alleanza con il potere politico, quest’ultimo non certo insensibile a trovare addentellati di così devastante impatto. A favorire l’attecchimento di questo deleterio fenomeno fu il forte boom economico di cui ha beneficiato la linea costiera, divenuta nei primi anni ’80 il comprensorio più ricco della Calabria, con molto comuni della zona ad occupare i primissimi posti nella graduatoria del reddito pro-capite: il sacco edilizio aveva realizzato il suo malefico compito di distruggere un territorio fino a quel momento abbastanza preservato;i clan della malavita abbandonarono Cosenza per riversarsi lungo la costa -come un allegro gruppo in vacanza;alcuni politici fiutarono il vantaggio in termini elettorali, legandosi a questi loschi figuri. Ma la cosa più drammatica fu che anche l’amministrazione della Giustizia non fu immune da questo fenomeno, se è vero che dalla fine degli anni ‘80 a metà anni ’90 il Tribunale e la Procura di Paola -dopo ispezioni ministeriali e scandali di ogni sorta- furono letteralmente decapitati. Il legame, a dir poco squallido, tra un pescivendolo della zona -arricchitosi sino all’inverosimile nel giro di pochi anni- e ben identificati Magistrati di quel circondario;il patto di ferro tra scaltri amministratori locali ed i loro referenti regionali e nazionali;sino all’omicidio di un integerrimo Segretario capo della stessa procura paolana, rappresentano solo alcuni dei filoni di uno squallore sociale e politico in cui questa fascia di Calabria era relegata a vivere. Acqua passata? Il libro racconta fatti di straordinaria attualità… 


Eco di Basilicata. Anno VII° n. 19/2008
Egidio Lorito

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