15 ottobre 2006: due anni fa, dalle pagine di questo quindicinale, espressi la mia incondizionata posizione in favore di un coraggioso scrittore campano. Lo avevo appena conosciuto personalmente, per aver coordinato la presentazione di quel suo “Gomorra”, destinato a divenire croce e delizia della sua vita. Era accaduto la sera del 21 agosto precedente: introducendolo al pubblico di “Alta Marea” -la rassegna culturale che si tiene a Maratea dal 1997- mi ero imbattuto in questo giovanissimo scrittore “on the road”. Il libro era appena uscito e sembrava destinato ad essere letto, consumato e dimenticato nel giro di pochi mesi. Invece, quelle pagine grondanti di sangue, euro, dollari, cocaina, prostituzione e traffico di armi, sarebbe divenuto uno dei casi editoriali più importanti della storia del giornalismo civico.

Ma anche un caso politico: perché -ironia della sorte- il giorno dopo appena -ovvero il 16 ottobre di quel 2006- dopo un vertice in Prefettura, a Napoli, Roberto Saviano viene sottoposto alla misura della “protezione ravvicinata”: ovvero viene messo sotto scorta! Da quel momento succede l’impossibile: il libro inizia a stravendere, diventando un best-seller -solo in Italia si sfiorano ormai i due milioni di copie-;ne viene fuori un film diretto da Matteo Garrone;lo scrittore diviene il simbolo della ribellione a Casal di Principe, nel casertano;l’esercito viene mandato in quel dannato territorio campano e -stando alle parole di un pentito del clan dei Casalesi- Saviano sarebbe dovuto saltare in aria, con tutta la sua scorta, durante le prossime festività natalizie. Come dire: una Capaci in salsa casertana!!! Quando qualche giorno fa, “La Repubblica” ha lanciato l’appello per Saviano, firmato da un buon numero di Premi Nobel e da un “esercito” di noi cittadini -siamo quasi a quota 150.000 firme-, per me è stato naturale aderire. L’ho fatto con la consapevolezza che anche una firma, conosciuta o meno che sia, potrà rappresentare una fiammella da tenere sempre accesa nel nostro universo italico, Paese nel quale il solito gruppo di delinquenti -chiamiamoli di volta in volta camorristi, mafiosi, ‘ndranghetisti, terroristi- è capace di tenere in scacco una Città, una Provincia, una Regione. In Calabria, il fatturato della ‘ndrangheta raggiunge cifre da manovra finanziaria;la “Lucania Felix” pare essere un ricordo databile ai tempi di Carlo Levi;nelle nostre realtà “gira” tanta droga da ridicolizzare “I ragazzi dello zoo di Berlino”. Hai avuto un bel coraggio, Roberto, nel denunciare al mondo “l’impero ed il sogno di egemonia della camorra”. Se può consolarti, sono ancor più con te, dalla mia Calabria. A presto risentirci!
Eco di Basilicata. Anno VII° n. 18/2008 01-11-2008
Egidio Lorito www.egidioloritocommunications.com

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