Ormai ne ho la certezza: se voglio lasciare il segno come giornalista, devo rischiare di toccare persone ed argomenti che l’opinione pubblica considera “intoccabili”; devo affrontare tematiche scomode, forse anche pericolose, con il rischio di accendere fuochi difficili da domare. Sarà, ma ormai preferisco questo tipo di giornalismo, il “civic journalism” di matrice anglosassone, alla sterile copiatura di comunicati stampa, di veline e commenti che provengono dai soliti centri di potere istituzionale. E così, dopo due anni di articoli su questo quindicinale, un nuovo libro pronto alla stampa, mi sono deciso ad alzare il livello della dialettica giornalistica, anche a costo di dovermela vedere con il solito potentuccio di turno, cui proprio la stampa libera non deve andare giù.

Siete contenti delle Vostre realtà socio-politiche? Vi piace quest’Italia? Riuscite a digerire balletti e cambi di casacca che avvengono ad ogni livello della gestione politica? Ci siamo tutti scandalizzati quando il buon Gian Antonio Stella ha svelato i segreti della “casta”: abbiamo però commesso l’imperdonabile errore di legare questo termine esclusivamente al mondo politico, al “Palazzo”, ai poteri istituzionali. E no, non è così! Perchè l’Italia è il “Paese delle caste”: dalla politica, al mondo del lavoro; dagli Ordini professionali, alle categorie più disparate nelle quali vi sia il più piccolo barlume di potere da difendere. Un po’ per motivi storici, un po’ per miopia, questo nostro benedetto Paese non fa altro che reggersi su una complessa serie di apparati, congreghe, club, gruppi di pressione, tutti accuratamente occupati a difendere il proprio orticello. Siamo arrivati all’assurdo che anche in materia sentimentale esiste la “casta familiare”: dalle nostre parti -provinciali per eccellenza- riuscire a combinare un bel matrimonio tra due rampolli di conosciute e benestanti famiglie, significa scalare ancor di più le vette del prestigio sociale e professionale. Oltrechè economico, s’intende. Ricordate il film “Green Card. Matrimoni di convenienza”: ecco lo schema è quello. Si stanno svolgendo le elezioni per il rinnovo degli Ordini forensi: al legittimo segno di rinnovamento, si contrappongano ancora i vecchi baronati forensi familiari (nonno, figlio, nipote, consorte-fidanzata-amante…) pronti a stoppare quel vento di cambiamento. Tempo fa, mi riferirono che qualche vecchio barone si era spinto ad affermare che sarebbe stato meglio se ad esercitare la professione forense fossero stati “solo” i figli di avvocati. Complimenti a questo strenuo difensore della “sua” casta. Che avrà pure letto Gian Antonio Stella!
Eco di Basilicata. Anno VII n. 2 2008 - 15-01-2008
Egidio Lorito www.egidioloritocommunications.com

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