Capita anche questo nella “disgraziata” Calabria contemporanea. Un gruppo di giovani avvocati e praticanti appartenenti in prevalenza al Foro di Catanzaro, con una ricca rappresentanza anche di colleghi di altri Fori calabresi, ha costituito l’Associazione Forense “Diritto di Difesa”. Il sodalizio trae ispirazione da quel principio cardine contenuto nell’art. 24 della nostra Carta Costituzionale che precisamente al secondo comma ricorda come “La difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”.

Si dirà: l’ennesima associazione auto-referenziale, l’ennesimo baluardo a difesa degli interessi di categoria. Faccio riflettere il lettore su un dato geo-antropologico e socio-giuridico di primaria importanza: siamo nel bel mezzo della terra di Calabria, alla quale sto dedicando energie pubblicistiche da “fuoco di fila” e che amo definire “metà Inferno, metà Paradiso”; siamo nel cuore di una città spesso bistrattata e dileggiata per una lunga serie di ragioni, sulle quali anche un noto comico nazional-popolare si divertì ad infierire -una trentina d’anni fa- con la nota “felpa derisoria che inalberava l’improbabile vessillo <<University of Catanzaro>>”, per dirla con le parole dell’amico antropologo Mauro Francesco Minervino che di Calabria e cose calabresi mastica con la competenza scientifica che spesso manca ai guitti di turno; e siamo nel cuore di quel Palazzo di Giustizia -di Catanzaro, appunto- al centro di una delle pagine più “interroganti” del sistema-Giustizia italiano degli ultimi anni, se non di sempre! Conosco Daniela Palaia -la presidente- da oltre un lustro: ce la sta mettendo tutta per dare corpo ed anima ad una diversa idea di concepire la professione forense, “nel senso di una Difesa intesa come un diritto per chi la invoca ed un dovere per chi la esercita e la rappresenta”. Il forcing impresso alle varie iniziative, che toccano il loro apice in raffinati caffè-letterari cultural-giuridici, rappresenta l’espressione più vera e più autentica di una scommessa che un gruppo di “calabresi di oggi” -quelli che un indimenticabile intellettuale del calibro di Augusto Placanica definì “moderni e svegli nel pensare e progettare, ma custodi dell’antico coraggio nelle idee e nei fatti”- vuole giocarsi non solo sul piano squisitamente giuridico-giudiziario, ma su quello più ampio della vita culturale e dell’impegno civile in favore della propria terra. Per fortuna, capita anche questo nella disgraziata Calabria contemporanea…

L’Eco di Basilicata. Anno VIII n. 8 -15 aprile 2009
Egidio Lorito - www.egidioloritocommunications.com

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