Me la sono ammirata e goduta tutta d’un fiato, per una ventina di minuti, durante l’ultima “salita” nella “mia” Milano. Una splendida giornata di sole dicembrino già faceva pregustare lo spettacolo che i passeggeri avrebbero goduto dal livello del mare sino ai canonici 10.000 metri d’altezza, con quell’orizzonte sferico e l’aria perfettamente rarefatta. Il Tirreno sotto i nostri piedi, lo Jonio a destra -separato dalle cime silane e del Pollino già ampiamente innevate- la Sicilia con l’imponente cono vulcanico etneo e le isole eoliane a sinistra.

La prua dell’MD80 Mc-Donnel Douglas -ancora con il logo Alitalia!- che puntava verso nord-ovest. E qui scatta la riflessione “dolce e amara”, quella che mi rimanda alle indimenticabili liriche greche di Saffo e del suo “tiaso”: qual è la vera Calabria? E’ quella della Storia che inizia a battere nella notte dei tempi, della Geografia che ha attratto tutti i popoli che vi sono approdati, della Cultura millenaria fatta di stratificazioni eterodosse, del Paesaggio che Leonida Rèpaci ha elevato a picchi di incommensurabile lirismo: insomma dello splendore di una “terra” che pochi eguali ha in Italia e non solo? Oppure, la vera Calabria è quella della sistematica distruzione contemporanea di quello stesso ambiente che fece letteralmente rivoltare intellettuali del calibro di Giuseppe Berto, Augusto Placanica, Enzo Siciliano;quella della mafia più potente del mondo, che da queste parti ha il nome tragicamente greco di ‘ndrangheta;quella dei tanti “capibastone” locali che dalle falde del Pollino a Capo Spartivento si sono letteralmente impossessati delle decine di Comuni calabresi;quella di certa recente Magistratura e di un altrettanto classe politica letteralmente imbarazzante con contorno di imprenditori spuntati dal nulla e faccendieri squallidi;quella dei suoi abitanti quasi rassegnati al fluire del tempo, senza possibilità alcuna di redenzione? Il caso-Calabria è il più grave esempio di mal-costume, mala-politica, mala-amministrazione, mala-gestione del territorio che l’Italia contemporanea annoveri. Spiace dirlo, ma è la sacrosanta verità! Dopo un’ora e mezza di volo arrivo a Milano. Altro flash-back: 1970, il presidente lombardo Piero Bassetti -figura carismatica dell’imprenditoria meneghina- stringe un canale preferenziale con il collega calabrese Antonio Guarasci, il primo, unico e vero Presidente che questa terra -metà Inferno e metà Paradiso- abbia avuto. Guardo a quell’aulico passato e provo orrore per la Calabria di oggi: dopo quasi quarant’anni -tranne valorose eccezioni- abbiamo toccato il fondo. La Calabria è nostra, riprendiamocela !!!
L’Eco di Basilicata. Anno VIII n. 1- 01 Gennaio 2009
Egidio Lorito www.egidioloritocommunications.com

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