Il celebre sessuologo ci spiega come la pandemia ha inciso sulla nostra sfera sessuale. E sottolinea come la mascherina sia un formidabile strumento di seduzione.

«Siamo stati catapultati, in così poco tempo, in un turbine di emozioni come mai era accaduto nella storia recente dell'umanità, tanto da essere stati costretti a rivedere tutte quelle certezze che come uomini e come psichiatri avevamo su argomenti quali l'intimità, la qualità dei sentimenti, il rapporto tra il cibo e l'amore, il ruolo della coppia, il desiderio, l'autostima, la gelosia, la bellezza, l'infedeltà, la seduzione». Il sessuologo Willy Pasini, 83 anni, spiega a Panorama.it le tracce lasciate sulle nostre vite da 13 mesi di pandemia. Come dire: l'intero universo uomo-donna filtrato attraverso le sapienti lenti della sessuologia e della psichiatria applicata, al fine di rileggere la pandemia e i suoi effetti collaterali sulla psiche. Già docente di psichiatria e di psicologia medica alla Facoltà di Medicina dell'Università di Ginevra e alla Statale di Milano, Pasini ha fondato la Federazione europea di sessuologia. Esperto all'Oms per i programmi di educazione sessuale e membro della Società di psicoanalisi, le sue ricerche spaziano dalla psichiatria sino alla ginecologia psicosomatica, dalla sessuologia clinica, allo studio delle malattie psicosomatiche. È autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche e di molti best seller per Mondadori tradotti in 13 lingue.

Professore, partiamo dalla vita di coppia.
«Dal confronto con i colleghi della Federazione europea di sessuologia ho avuto la conferma di una doppia fase: durante il primo lockdown si era registrato un rafforzamento del rapporto, in quanto le coppie, sostanzialmente, avevano fatto fronte comune contro il Covid. Esattamente come ci si era sempre comportati contro una suocera invadente o un vicino di casa troppo impiccione». 
E quest'anno?
«La situazione si è capovolta, al punto che registriamo un aumento delle violenze, soprattutto a sfondo sessuale, proprio all'interno della coppia. Dopo la seconda ondata, i fenomeni violenti si sono imposti con tutta la loro drammatica scia di conseguenze, non solo psicologiche». 
La convivenza forzata ha scompensato la vita a due. 
«Purtroppo sì: le coppie, sono costrette, come in un reality stile "Grande fratello", a vivere per molto tempo a stretto contatto, in un luogo chiuso, spesso senza valvole di sfogo: e ciò favorisce l'emersione degli istinti più bassi». 
Ne è uscito modificato anche il nostro approccio alla sfera sessuale?
«Purtroppo il Covid-19, da un anno a questa parte, sta fortemente limitando la nostra intimità e, soprattutto, i piaceri che tradizionalmente leghiamo al sesso, ovvero lo stare insieme, incontrare gli amici, allargare la nostra sfera di relazioni, viaggiare. Viviamo un tempo letteralmente "sospeso" e imprigionato». 
E per quanto riguarda il profilo esterno alla coppia?
«Le relazioni adulterine, vuol dire? Altro ribaltamento. Prima il tradimento era favorito da circostanze e situazioni particolari, in cui la coppia si trovava più esposta: durante le vacanze, ad esempio, gli episodi adulterini erano all'ordine del giorno, anzi, direi che li provocassero letteralmente». 
E ora?
«Assistiamo a forme di tradimento che, a causa della pandemia, si verificano sempre più vicino casa: cioè in ufficio, all'interno del condominio, nel pochissimo tempo libero a disposizione. Lo definisco "adulterio in pantofole", un tradimento di prossimità». 
Effetto collaterale del lavoro da casa?
«Lo smart working ha diminuito i fenomeni adulterini nell'accezione tradizionale. La "scappatella" avviene comodamente dal proprio computer». 
Nascono nuove coppie figlie della pandemia.
«Anche, ma con nuove rassicurazioni. Prima si pretendeva il sesso sicuro, esente da Aids: ora si domanda che il partner mostri l'esito negativo di un tampone. Le modalità di approccio sono dettate dai tempi che stiamo vivendo». 
E cambia pure l'orizzonte in cui si muovono le coppie.
«Nettamente. È diminuita la voglia di consumare il sesso nelle forme tradizionali, perchè assistiamo a una sorta di costante lavorio mentale, in cui le fantasie di trovarsi altrove - in isole da sogno, alle Maldive - giocano un ruolo preponderante». 
Lei è un teorico dell'autostima. 
«Le persone che possiedono una forte autostima naturale non vengono influenzate negativamente dal fenomeno pandemico, mentre a subirne gli effetti negativi sono soprattutto le persone che si stimano in funzione degli altri». 
Perché?
«Semplicemente perché se un uomo o una donna non sono più guardati, ammirati, desiderati e sedotti, mostrano un crollo del livello di autostima. Di cui registro due categorie: quella interna, che non ha subìto nessuna crisi in questi mesi e quella esterna che, invece, ne è uscita malconcia». 
Molte sue ricerche si sono appuntate sul tema della bellezza. Altra vittima del lungo stop forzato? 
«La bellezza come valore vive nell'intimità di ciascuno di noi e il fenomeno pandemico ha contribuito ad aumentarla: la bellezza come capacità seduttiva, cioè come mezzo di conquista, viene, al contrario, inibita dall'assenza di una platea tradizionale. Si vive in condizione di scarsità di prede cui rivolgere le nostre attenzioni». 
Si spieghi meglio.
«Visto che causa di forza maggiore non è più sempre disponibile un altro/altra da conquistare, si reprime il naturale bisogno umano di mettersi alla prova per conquistare un/una partner. Arriviamo al paradosso che non c'è più bisogno di essere belli, perché non c'è nessuno/a da conquistare!».
Stando così, la bellezza è destinata a sfiorire.
«La sua cura sicuramente. La necessità del telelavoro facilita la nostra permanenza a casa in ciabatte, pantofole, pigiama, tuta. Il lavoro a distanza, se ha ridotto le possibilità di adulterio fisico, ha al contempo modificato la nostra naturale tendenza a prenderci cura della bellezza come arma di conquista. Perché si è ridotta la quantità di coloro che sono "conquistabili"». 
La copertina del suo Libere e a volte sfrontate, mostrava un inquietante tacco 15 di rosso laccato. Ha ancora senso nell'epoca della pandemia?
«Oggi quel tacco seduttivo potrebbe tranquillamente essere archiviato, messo in soffitta, visto che almeno su larga scala non se ne vede più la necessità. Tranne che per una categoria di donne, quelle continuamente seducenti, che si valorizzano in funzione dello sguardo altrui». 
Quelle sempre a caccia, insomma…
«Sono le donne che anche nel periodo della pandemia non rinunciano a essere attive grazie allo sguardo altrui. Anche se costrette a rispettare il canonico metro e mezzo di distanza, continuano a esercitare una forte carica seduttiva che supera questa distanza d'ordinanza». 
Il gioco dei sensi si è adeguato alle necessità. 
«La vista va ben oltre questa misura: al di sotto c'è un'intimità con gli altri sensi, come l'olfatto, l'udito, il tatto. Queste donne - come gli uomini - utilizzano la vista per sedurre, ed ecco perché il "tacco" rimane un utilissimo strumento di conquista, un'arma fatale. Sanno bene che ci sarà sempre un uomo, dall'altra parte del marciapiede, che appunterà lo sguardo sul loro corpo. Sui loro tacchi scintillanti». 
E l'amicizia come ne esce, rafforzata o indebolita?
«Quella vera, quella già fondata su solide basi prima del marzo del 2020, credo ne esca assolutamente rinforzata. Mentre quella superficiale, fatta di frequentazioni temporanee, occasionali, ne subisce un bel contraccolpo». 
Si fa di necessità virtù…
«Venuta meno la "movida" come motore di socializzazione, il crollo dei rapporti occasionali, di quelli superficiali per intenderci, è stato del tutto automatico». 
Quella occasionale non è una vera amicizia.
«Esatto. La definisco "amicizia-lampone", metafora legata al frutto: ovvero stare tutti insieme, senza un nucleo solido, al solo scopo di passare del tempo a chiacchierare e bere di fronte a un bar. È pura frequentazione occasionale, bloccata dal Covid. Quella vera, al contrario, è stata potenziata, perché ha permesso di condividere sentimenti, paure e problemi in questi mesi». 
La mascherina ci sta accompagnando... 
«Da dispositivo sanitario assolutamente indispensabile per frenare la pandemia, si è trasformata in uno strumento di coartazione della nostra libertà, una vera e propria museruola che impedisce alle persone di esprimersi liberamente». 
Però aggiunge mistero, che affascina e rende curiosi… 
«Da più di un anno accompagna la nostra vita pubblica, è divenuta parte di noi. Ma dipende molto dalla cultura in cui è calata: in quella orientale prevale l'idea che il mascherare serva a proteggere il bello che nasconde. Donne bellissime, a causa di motivazioni religiose, vivono velate, lasciando intravedere soltanto i loro occhi».
Interpreta la mascherina come metafora.
«Quando lavoravo in California, notavo che le finestre delle abitazioni erano tutte aperte: lo scopo era di attirare lo sguardo all'interno, di lasciar ammirare il bello che c'era dentro le case. Nei paesi arabi, invece, mi accorsi che l'architettura domestica si basava sulla mashrabiyya, un dispositivo di ventilazione naturale che impediva qualunque tipo di veduta interna: lo scopo era anche di stimolare la fantasia su cosa potesse celarsi dentro quelle case».
La mascherina come nuovo strumento seduttivo.
«Praticamente. Oggi si è trasformata in un nuovo mezzo di seduzione che valorizza lo sguardo e gli occhi».
Fenomenologia della mascherina.
«Nella cultura egiziana, ad esempio, gli occhi venivano estremamente valorizzati, con colorazioni scure che ne allungavano la forma ben oltre il lato frontale del viso. Oggi, gli occhi sono diventati i veri protagonisti del make up quotidiano, dei nuovi canoni del trucco. Le labbra alla Parietti, per anni simbolo di seduzione, non sono più di moda semplicemente perché nascoste dalle mascherine». 
Professore, come stiamo messi? 
«Dopo un anno di restrizioni, aggravate soprattutto nei periodi topici dedicati agli spostamenti come il Natale e la Pasqua, le persone mostrano forti segni d'insofferenza: il viaggio non è più solo uno status symbol, si è trasformato in un irrefrenabile bisogno d'evasione dalla prigione che il Covid ci ha costruito attorno. La dittatura della mascherina è stata inevitabile».
Si accettano consigli. 
«Indossiamo la mascherina non come museruola, ma come strumento seduttivo!».

Panorama.it                                                     Egidio Lorito, 13/04/2021



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