Soldi e cibo in cambio di voti: 14 arresti

Un tornado si è abbattuto sulla giunta di Torre del Geco, popoloso comune dell’interland napoletano, a sud-est del capoluogo regionale: su richiesta della locale Procura della Repubblica, coordinata dal Procuratore capo Alessandro Pennasilico, il Gip presso il Tribunale, Antonio Fiorentino, ha emesso quattordici ordinanze di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio elettorale, voto di scambio elettorale, attentati contro i diritti politici del cittadino, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento, detenzione illegale di armi da sparo comuni e da guerra. In pratica, denaro contante per venti/trentacinque euro, generi alimentari contenuti in pacchi ed anche posti di lavoro erano stati promessi in cambio di preferenze nel corso della tornata elettorale del 10 giugno del 2018, quando il centro campano si era recato alle urne per rinnovare il proprio assetto amministrativo.

Quattordici, dunque, le persone raggiunte dall’ordinanza, e tra queste, in carcere, Ciro Massella, per gli inquirenti vicino al clan Ascione e, ai domiciliari, il padre Giovanni Massella e Simone Onofrio Magliacano, che sognava di diventare assessore per iniziare la scalata politico-affaristica ddella sua città grazie alla società che si occupava della raccolta rifiuti. Ma, soprattutto, cardini dell’inchiesta, due membri dell’attuale maggioranza: il consigliere comunale Ciro Piccirillo, destinatario di un divieto di dimora in città, classe 1971, primo per consensi con la lista “La svolta per Torre” con 319 voti,  poliziotto in servizio-dogane presso Porto di Napoli; per lui l’accusa è di favoreggiamento e di rivelazione di segreto d'ufficio, in quanto avrebbe rivelato a soggetti attivi nella compravendita di voti davanti ai seggi l’arrivo delle forze dell’ordine, permettendo loro, dunque, di saperlo in anticipo e di non incappare nella rete delle forze dell’ordine. Ed il consigliere comunale Stefano Abilitato, ristretto ai domiciliari: classe 1986, molto noto in città, è stato eletto nella lista civica "Il Cittadino" con 927 voti (terzo per numero di voti), al terzo mandato consecutivo come consigliere comunale: già militate di Forza Italia (717 voti alla precedente tornata), lavora come broker cittadino. Per lui l’accusa è il ben più grave scambio elettorale politico mafioso. I due consiglieri avevano sostenuto la compagnie elettorale che avrebbe contribuito ad eleggere il sindaco Giovanni Palomba, risultato vincente al ballottaggio del 24 giugno dello scorso anno con oltre novemila consensi: il sindaco, che non risulta, allo stato, coinvolto nella vicenda, ha dichiarato di essere: “Sereno e fiducioso: seggo al tavolo della trasparenza, lasciatomi in dono dall’ex prefetto Giacomo Barbato, e continuo a lavorare sui problemi della città”. Nell’ordinanza del Gip, compare anche l’ex presidente dell’Unicef di Napoli, Domenico Pesce, che avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella gestione dei pacchi-alimentari al centro dello scambio, per il quale è stata disposta la misura del divieto di dimora in Campania.   Tutta la vicenda, risolta in meno di un anno di indagini, era stata denunciata dalle telecamere del sito Fanpage.it che aveva documentato, praticamente in presa diretta,  la compravendita di voti: nel corso della campagna elettorale, infatti, le telecamere nascoste di Fanpage.it erano riuscite letteralmente, a fare luce su un sistema di voto di scambio che aveva suscitato enorme scandalo tra i torresi, scesi addirittura in piazza per protestare contro quanto era avvenuto sotto i loro occhi nel corso della campagna elettorale, ovvero la consegna di denaro, beni di prima necessità ed altre utilità.  Addirittura un candidato, e si dovrà accertare in che modo, pare fosse riuscito a far assumere a tempo determinato un’intera famiglia nella società che gestisce la raccolta dei rifiuti.

 “Egidio Lorito “Libero” / Attualità                                               06/04/2019