Un susseguirsi di cime impervie, gole, canyon, salti d'acqua.

In basso il mare azzurrino, poi la verde collina che d'improvviso cede il passo a cime di dolomitica memoria che si innalzano fino a sfiorare i 2000 m, in un susseguirsi asimmetrico di strapiombi e improvvise gole. Ecco come si presenta dala costa dell'alto tirreno cosentino, dal capo di San Nicola Arcella, uno degli angoli più selvaggi, affascinanti, inquietanti dell'intera orografia meridionale: la catena dei monti dell'Orsomarso.

Una serie di gruppi montuosi, solcati da profonde vallate, si ergono diagonalmente dal Pollino sino alla costa tirrenica, quasi a cadere nel mare. La Caccia (1777 m s.l.m.), la Montea (1785 m s.l.m.), Montalto (1800 m s.l.m.). La Mula (1935 m s.l.m.). Cozzo del Pellegrino (1987 m s.l.m.), e poi M. Caramola (naturale limite alla catena del Pollino) sono i principali rilievi montuosi. Le caretteristiche peculiari dei monti di Orsomarso li differenziano in maniera chiara dal resto delle montagne appenniniche e propongono, al visitatore più esperto, un susseguirsi di cime impervie, gole, canyon, salti d'acqua, torrenti dalle acque cristalline ed una finissima vegetazione che enumera pini loricati, abeti bianchi, faggi, lecci, pini neri, tassi, ontani, castagni. E la fauna? Sentite un pò: capriolo, tasso, lupo appenninico, puzzola, lontra, gatto selvatico, falco pellegrino, coturnice, corvo imperiale, aquila reale. Un vero paradiso poco fuori dall'uscio di casa nostra!
Sconosciuto questo Orsomarso: si pensi che soltanto nel 1960 ricevette battesimo dal noto naturalista Franco Tassi, che arrivò su questi monti «sospesi tra fantasia e realtà, quasi inafferrabili», e che devono il nome al vicino centro di Orsomarso, toponimo che la dice lunga sulla più importante presenza animale di queste montagne: l'orso, appunto, ormai estinto.
Ben 2 le riserve naturali orientale: quella della valle del fiume Lao, nata nel 1987 su una superficie di 5200 ettari a contorrno del più lungo fiume del versante calabrese;e quella della valle del Fiume Argentino (affluente del Lao) su una superficie di 3980 ettari tesa ad abbracciare il bacino^del più selvaggio e misterioso fiume della zona. I centri abitati del luogo sono Papasidero, S. Domenica Talao, Orsomarso, Verbicaro, Buonvicino, Sangineto, Sant'Agata d'Esaro, San Sosti, S. Donato Ninea, Acquaformosa e Saracena, presidi umani in cui il tempo sembra rallentare il suo ritmo, quasi ad attendere una natura intatta e ferma nel passato, presidi umani in cui la mano dell'uomo è impercettibile e prevale la «wilderness», che ti seduce con il suo profumo, i suoi colori e le sue ombre. Ecco due consigli per immergersi nell'Orsomarso:
a) Le acque: escursione lungo la gola dell'Argentino (dislivello m 247, tempo di percorrenza 6 ore, livello di difficoltà facile).
Dal centro abitato di Orsomarso si segue l'indicazione per la riserva naturale e, da qui, sulla strada sterrata che costeggia il fiume è già possibile ammirare le prime pendici dei nostri monti, ammantati da macchia mediterranea. Poi la valle comincia a restringersi e, dopo aver superato e sostato in in punto di verde attrezzato, ci si può immettere in un sentiero spesso immerso nell'intricata vegetazione. Continuiamo il nostro cammino sino alla fine del percorso, a senso obbligato, per arrivare alla visione più spettacolare: centinaia di metri di pareti a strapiombo, creste a picco con pini loricati abbarbicati e, in basso, il vorticoso gioco delle acque dell'Argentino (siamo giunti a loc. Pantagnoli).
b) I monti: escursione lungo il crinale della Montea (dislivello m 993, tempo di percorrenza 6 ore e 1/2, livello di difficoltà impegnativo).
Si parte dal centro abitato di S'Agata d'Esaro, lungo la strada sterrata in direzione Fontanelle (indicazione gialla). Si prosegue sino alla fonte Cornia (1032 m s.l.m.) e qui si lascia l'autovettura. La cima si erge di fronte maestosa e, pur non scorgendosi sentieri delineati, si prosegue a passo libero, confortati nell'incertezza del cammino dalla superba visione di uno scenario naturale incantevole che, in rapida successione ci offre pareti vertiginose intramezzate a ripide pietraie. Mozzafiato è la vista dalla cima (40 m più in alto del pilone di ferro): il golfo di Policastro, la Sila, il Pollino sembrano a portata di mano e, nelle giornate più terse, si può avere la fortuna di vedere galleggiare tra mare e cielo la stupenda sagoma dell'Etna.
La bellezza di questi posti non poteva non permetterne l'inserimento nel neonato Parco Nazionale del Pollino, voluto a gran voce proprio dai sindaci dei rispettivi paesi calabresi: un motivo in più per uno sviluppo di questa parte verde di Calabria.

Informazioni sui percorsi:
Club Amici della Mula;e/o Vincenzo Maratea - San Sosti - tel. 0981/61592;
WWF Orsomarso;e/o Mario Spinicci - Orsomarso - tel. 0985/24161;
Corpo Forestale dello Stato - Orsomarso - tel. 0985/24253.