Il panorama è di quelli che lasciano incantati. Lo sguardo spazia a 360° in un susseguirsi di mare, monti e cielo. La Rocca domina l’intero Golfo di Policastro, dal campano Capo Palinuro, al tratto lucano di Maratea sino a Capo Scalea, estrema punta calabrese dell’enorme arco di costa che abbraccia tre Regioni, tre Province, una manciata di Comuni affratellati dal mare del Mito di Ulisse.
Le montagne ci sono tutte: il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, le montagne lucane che fanno da corona alla breve ma intensa costa, quasi a voler ergere un invalicabile confine geografico. Alle spalle, verso nord-est, le estreme asperità nord-occidentali del Parco Nazionale del Pollino poste a guardia della riva calabrese. Imponente e misterioso al tempo stesso, se è vero che ancora ignoto rimane l’anno di costruzione, ascrivibile -per i canoni architettonici- tra il XII ed il XIII secolo.

Un mistero fitto nel quale gli stessi attuali proprietari brancolano, pur conoscendo bene le vicende della nobile famiglia cui la Storia ha consegnato questo splendido maniero difensivo, i Cosentino di Appigliano: famiglia che tenne il feudo di Aieta -da cui l’attuale denominazione nobiliare, mutata nel tempo in Cosentini d’Aieta- tra il 1571 e la fine del 1700; un intreccio storico di primissimo piano che conduce direttamente all’intramontabile figura di Federico II con tanto di apparizione anche della figura dell’ammiraglio Ruggero di Lauria. Da un avo dei Cosentini, seguendo le intricate linee di discendenza, Alessandro Cosentini dei Marchesi di Aieta ricompose la linea di proprietà delle possenti mura alle quali dedicò attenzione ed amore: “nei primi anni ’50, il discendente primogenito dei Cosentini, dalla natìa Milano, scese in Calabria per conoscere la terra degli avi e se ne innamorò: decise di fare tutto il possibile per ricostruire un nucleo abitativo che fosse sincera armonia del passato e dedicò tutto il suo tempo libero, il suo amore e le sue disponibilità finanziare; poco a poco, con le sue sole forze, restaurò il castello rispettando in pieno tutte le sue originarie caratteristiche architettoniche, ripiantumando finanche il terreno circostante perché tornasse ad essere in sintonia con il nome “Foresta”. Se oggi quell’antica rocca d’armi è ritornata al suo splendore, il merito è tutto di mio marito Alessandro”. Fiorella Mercurio Cosentini ricorda così l’instancabile opera del marito, scomparso nel marzo del 2006, che per sua stessa disposizione testamentaria ha scelto di riposare per sempre nella sua amata terra di Calabria. Il Castello si candida ora al rilancio culturale dell’area: un motore mai spento in secoli di storia. 

Eco di Basilicata. Anno VI n. 23 01 dicembre 2007
Egidio Lorito www.egidioloritocommunications.com