Carissime Chiara e Olivia: non ho esitato un solo secondo a prendere tastiera e computer per questa mia piccola riflessione che -per Voi che non siete abituali lettrici di questa rubrica- spero serva a farVi sentire meno sole e amareggiate in un momento in cui una parte (spero la più piccola ed isolata) di questo Paese che si chiama Italia, si è rivoltata contro Vostro Padre con una violenza, una cattiveria, uno sentimento giacobino -diciamolo pure, un giustizialismo forcaiolo- che qualche guitto agita continuamente tra Tv di Stato, quella che sosteniamo con il nostro canone annuo, e certa carta stampata che poi utilizzo per il mio bel caminetto qui in Calabria.

Ho letto e riletto la Vostra lunga lettera pubblicata su “Il Giornale” e “Panorama” all’indomani della vicenda che vede coinvolto il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dott. Guido Bertolaso, Capo della Protezione Civile- Vostro Padre, appunto- per una complessa inchiesta, tutta in nuce, sulla quale sorvolo solo perché è giusto non parlare di atti processuali che, personalmente, disconosco.  Il punto è un altro, perchè la Vostra lettera aperta ha immediatamente provocato in me -che di Diritto ed Informazione mi occupo- un doppio effetto: da un lato un’umana comprensione per due giovani ragazze colpite negli affetti più cari nel momento in cui il loro Padre è stato -com’è consuetudine in Italia, tra l’altro culla del Diritto- letteralmente sbattuto in prima pagina come l’autore di chissà quali orrendi fatti, “come di un avido e un corrotto (…) un puttaniere che si intratteneva con una escort di nome Francesca che in realtà avrete ormai scoperto essere una fisioterapista professionale e rispettabile i cui massaggi terapeutici sono stati arbitrariamente definiti prestazioni sessuali(…)”. Dall’altro, l’ennesima ondata di rabbia e sconcerto per l’atmosfera da vera e propria caccia alle streghe che ormai, inutile negarlo, si respira alle nostre latitudini: da molti anni ormai -diciamo dal 1992 ?- in Italia assistiamo all’edificante abitudine di celebrare “alcuni” processi penali non nelle Aule Giudiziarie, con tanto di garanzie costituzionalmente previste, ma soltanto su carta stampata ed in programmi televisivi che hanno come unico effetto quello di “sbattere il mostro in prima pagina”, ignorando i contraccolpi psicologici, personali e familiari, che uno tsunami mediatico provoca su indifesi “indagati”. Questa elegante pratica informativo-giuridica, che ormai è diventata pure maggiorenne, ha fatto si -ad esempio- che la c.d. “Informazione di Garanzia” prevista nel nostro Codice di Rito all’art. 369 proprio allo scopo di assicurare una giusta difesa alla persona sottoposta alle indagini preliminari, si trasformasse -al contrario- in una vera e propria “garanzia d’informazione”.  Ergo: attirare le pruriginose voglie giustizialiste per far audience e produrre molta di quella carta che uso per il mio bel caminetto. Care Olivia e Chiara, continuate pure ad essere orgogliose di un Padre “che ha dedicato parte della sua carriera a curare i miseri delle Terra in luoghi dimenticati da Dio e dagli uomini”, nonostante gli avvoltoi di turno. E, soprattutto, complimenti per il coraggio e la strenua difesa familiare dimostrata: Vi fa onore. E Vi aspetto in Calabria!

L’Eco di Basilicata, Calabria, Campania - anno X n. 5 - 1 marzo 2010
Egidio Lorito - www.egidioloritocommunications.com